NAPOLI. Nel settembre del 1943 Nicola Costa aveva 18 anni. Venne catturato dalle Ss a piazza Dante, a Napoli, e da lì portato in Germania. Trascorse quasi due anni in un campo di lavoro della Bassa Sassonia che si trovava vicino a un campo di sterminio. Riuscì a scappare dal lager nell'aprile del 1945 insieme ad altri internati e raggiunse Napoli dopo una lunga fuga a piedi o con mezzi di fortuna. A raccontare la storia di Nicola Costa, deceduto circa 15 anni fa, è stato suo figlio, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, una delle trentadue persone a cui questa mattina il prefetto di Napoli Marco Valentini ha consegnato una medaglia d'onore alla memoria. Si tratta di 32 familiari di cittadini deportati e internati nei lager nazisti.

«Mio padre - ha raccontato il ministro - non parlava mai di quello che era successo, ma aveva redatto un diario che la mia famiglia custodisce gelosamente a casa. In quelle pagine sono raccontati questi quasi due anni di prigionia, le violenze, l'aggressività, la mancanza d'amore dei carcerieri. Ma anche la solidarietà tra chi era internato nei lager: mentre lavorava nel campo papà si ruppe una gamba, ma grazie all'aiuto dei suoi compagni riuscì a evitare di essere ucciso. Quel diario è il ricordo vivo di papà che ci dice che non deve accadere mai più. La memoria è bellezza, va coltivata continuamente o c'è il rischio che qualcuno dimentichi quelle sofferenze, sofferenze vere che io ho sentito dai racconti di papà. Erano strappi nell'anima».