NAPOLI. I giudici della prima sezione della Corte d'Assise d'Appello di Napoli hanno confermato la sentenza della Corte d'Assise, condannando all'ergastolo il boss Arcangelo Abete e Raffaele Aprea quali mandante ed esecutore materiale dell'omicidio di Gianluca Cimminiello, il tatuatore, vittima innocente, ucciso per vendetta nel suo negozio a Casavatore il 2 febbraio 2010. 

L'omicidio fu innescato da un fotomontaggio pubblicato dal tatuatore sui social che lo ritraeva accanto all'ex giocatore del Napoli, Ezequiel Lavezzi. Per invidia, un suo collega concorrente chiese una punizione per l'antagonista ai camorristi del clan Amato Pagano i quali inviarono una spedizione punitiva. Cimminiello, esperto di kick-boxing, si difese, riuscendo a picchiare e mettere in fuga i suoi aggressori tra i quali c'era anche un parente stretto del boss Cesare Pagano. Fu proprio la reazione alle percosse subite da questo parente eccellente a provocare un agguato durante il quale Gianluca venne assassinato.

«Condividiamo pienamente la conferma in Appello degli ergastoli per il mandante e l'esecutore materiale dell'omicidio del tatuatore Gianluca Cimminiello e ribadiamo la nostra più sentita vicinanza ai familiari della vittima, sia sul piano umano che sul versante della vicenda processuale. Nulla potrà restituirci Gianluca ma è fondamentale che i suoi familiari, al pari degli altri familiari delle vittime innocenti della criminalità, ottengano giustizia. Da parte nostra continueremo ad assicurare un impegno concreto e costante a favore di tutte le vittime della violenza criminale». Così il presidente della Fondazione Polis della Regione Campania don Tonino Palmese.

«La conferma dell'ergastolo da parte della Corte d'Assise di  Appello del mandante e del coautore dell'omicidio di Gianluca Cimminiello, vittima innocente di camorra, è un forte ed importante segnale di giustizia». Lo dichiarano il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e l'assessore Alessandra Clemente che si è recata al Palazzo di Giustizia per portare i saluti dell'Amministrazione alla famiglia Cimminiello. «Dopo 10 anni e mezzo dai fatti - aggiungono de Magistris e Clemente - alle sorelle di Gianluca, Susy e Palma, alla famiglia e alla città tutta, costituita parte civile nel processo per volontà dell'Amministrazione, viene restituito e confermato, grazie al lavoro della magistratura e delle forze di polizia, il senso di riscatto grazie al quale istituzioni, associazioni, scuole, cittadini, movimenti ed operatori economici sono sempre più impegnati in prima linea affinché non accada ad altri ciò che è accaduto alla famiglia Cimminiello ed affinché i sistemi di camorra e malavita non occupino spazi mortali per la vita del nostro territorio, lavorando quotidianamente alla formazione delle giovani generazioni e a tutela della crescita e dello sviluppo della nostra amata città».