Terra dei Fuochi, è strage di bambini: il piccolo Marco muore a soli 7 anni. L'intera comunità è sotto choc.

La notizia che nessuno mai si sarebbe aspettato: è volato in cielo Marco Campanile, 7 anni, originario di San Nicola la Strada, in provincia di Caserta.

Da tempo il bambino combatteva contro un brutto male, che non gli ha lasciato scampo.

 

La Terra dei Fuochi colpisce ancora

La comunità di San Nicola la Strada è sotto choc per la prematura scomparsa di Marco.

Fino alla fine il paese aveva sperato che il piccolo Marco potesse guarire dalla malattia.

I funerali si svolgeranno oggi pomeriggio, alle ore 16, presso la Chiesa S.Maria degli Angeli, a San Nicola alla Strada.

 

Decine i messaggi di cordoglio indirizzati alla famiglia Campanile

“Tutte noi del “Condominio Letizia” ci uniamo all’immenso dolore che ha colpito la famiglia Campanile – Grasso per la perdita del piccolo Marco, che ha terminato i suoi giorni troppo presto.

Nessuna umana parola può consolare, ma con il nostro affetto proviamo ad alleviare il vostro dolore”, scrive un conoscente dei familiari di Marco.

 

Lo scorso 7 febbraio la Terra dei Fuochi uccide anche Nella

Nella Cerrone, 27 anni, di Macerata Campania, in provincia di Caserta, malata da tempo di tumore non ce l'ha fatta.

Campania, la Terra dei Fuochi uccide ancora: Nella muore a soli 27 anni

La giovane è morta il 7 febbraio febbraio scorso dopo una lunga battaglia contro il male del secolo che non le ha lasciato scampo.

Era una ragazza solare, appassionata di viaggi.

Sui suoi social sono in evidenza le fotografie scattate nei posti in cui era stata in vacanza.

Da quando ha scoperto la malattia ha dovuto cambiare radicalmente la sua vita.

E, con il sostegno della sua famiglia, ha lottato come una guerriera affinché riuscisse a sconfiggere il tumore.

La triste notizia si è subito diffusa in città gettando nello sgomento amici e parenti. Sui social sono tantissimi i messaggi di cordoglio verso la famiglia della 27 anni.

“Purtroppo la nostra piccola comunità deve registrare, ancora una volta, la scomparsa prematura di una giovane donna, Matrona Cerrone.

Il dolore colpisce tutta la nostra comunità che, si stringe, intorno a tutta la famiglia, ma in modo particolare alla mamma.

La perdita di una figlia/o, oltre ad essere un evento innaturale, è sicuramente un dolore incommensurabile.

A nome mio e di tutta la mia famiglia, facciamo le più sentite condoglianze alle famiglie Cerrone e Stellato”, scrive un utente su Facebook.

Commovente, invece, il messaggio di Luisa: “Per me non esisteva Nella senza Dalila, non esisteva Dalila senza Nella. 

Per me siete sempre state un’unica cosa. Insieme noi tre eravamo un’unica cosa. E sarà sempre così…all’infinito…come ci eravamo promesse! Ovunque tu sia, sarai sempre nel mio cuore, amica mia”.

 

Altra tragedia a giugno del 2013

Marzia Caccioppoli: «La terra dei fuochi mi ha tolto Antonio, il mio calvario nella malattia è durato un anno»

"Quando ho saputo del report mi sono passati davanti agli occhi tutti i bambini che ho seguito e amato durante la malattia del mio Antonio e anche dopo.

Ho pensato a una mamma che ha iniziato il percorso di lotta con noi, dopo aver perso il figlio a 9 anni e mezzo e l'anno scorso, a 48 anni, è morta anche lei di cancro, col solo peccato di esser nata e cresciuta a Caivano.

«La terra dei fuochi mi ha tolto Antonio, il mio unico figlio»

Oggi mi sento sospesa, come se non camminassi con i piedi a terra. Magari, se ci avessero ascoltato non prendendoci in giro, non dandoci delle visionarie che volevano attribuire all'ambiente la malattia e la morte dei figli, avrebbero potuto salvare tante vite".

Marzia Caccioppoli all'Adnkronos racconta una battaglia vinta e una guerra ancora da combattere.

Lo smaltimento illegale dei rifiuti, al quale oggi uno studio commissionato dalla Procura di Napoli Nord all'Istituto Superiore di Sanità nel 2016 ha riconosciuto un legame con i tumori, lei lo ha pagato in prima persona.

"La terra dei fuochi mi ha tolto Antonio, il mio unico figlio - spiega - A 8 anni e mezzo si è ammalato di una patologia particolare che viene in età avanzata, un Glioblastoma Multiforme, riconducibile proprio al danno ambientale.

Dopo mio figlio si sono susseguiti altri casi, sempre in età inferiore alla sua, che è andato via a quasi 10 anni, il 2 giugno 2013. Il mio calvario nella malattia è durato un anno.

Quando ho compreso, grazie anche alle parole dell'oncologa e alle ricerche su internet e le notizie che mi arrivavano dalla terra dei fuochi, ho affiancato immediatamente don Maurizio Patriciello.

Solo due giorni dopo il funerale di Antonio mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a lottare".

 

Ma cosa spinge a una donna che ha perso il suo unico figlio a combattere una guerra che le ha già tolto tutto?

"La voglia di rivalsa del mio territorio, la possibilità che altri bambini non si ammalino.

Oggi, finalmente, possiamo chiedere allo Stato italiano di affiggersi sul petto quella lettera scarlatta di adulterio - incalza - Ci sono dei reati, ci sono dei colpevoli sebbene la legge sugli ecoreati, istituita grazie alla nostre battaglie, non è retroattiva.

Chiedo che si approvi una prevenzione primaria, un monitoraggio almeno sui bambini e sui giovani, per capire le sostanze di metalli pesanti che fanno ammalare.

Già mio marito è una vittima innocente della mafia, ferito alla femorale in un conflitto a fuoco tra clan mentre giocava fuori al negozio degli zii.

I proiettili a rosa che lo colpirono quando aveva 8 anni, gli hanno causato tanti danni, per questo i suoi sogni, i suoi desideri cui aveva dovuto rinunciare erano rivolti tutti ad Antonio e anche quelli sono stati spezzati.

La nostra è una sopravvivenza a un dolore enorme, tutti i sacrifici che avevamo fatto per lui in questi anni oggi li vediamo inutili. Per questo do il 100% della mia vita a questa lotta, perché io avevo solo Antonio".