NAPOLI. Si allarga all’Italia, per il momento a Napoli e a Bari, la protesta dei gruppi extraparlamentari di sinistra più radicali contro la decisione del governo ellenico di trasferire il terrorista Dimitris Koufondinas, condannato in patria al carcere a vita per 11 omicidi, in un carcere di massima sicurezza. Così, l’alto ieri sera un uomo con il volto coperto e presumibilmente atteso da un complice a poca distanza, ha piazzato un ordigno artigianale davanti all’ingresso della palazzina che ospita il consolato onorario in corso Vittorio Emanuele. Un attentato dimostrativo, considerato che il congegno esplosivo a distanza azionava una bomboletta spray, ma indicativo di un forte stato di tensione negli ambienti di mezza Europa collegati con l’organizzazione “17 Novembre” dopo che il “compagno rivoluzionario” ha iniziato uno sciopero della fame che lo sta portando alla morte. Nella stessa giornata, in mattinata, una manifestazione si è svolta nel capoluogo della Puglia mentre il 24 febbraio a Barlino addirittura è stata occupata la sede consolare per più di 4 ore. Oggi a Roma è previsto un nuovo raduno davanti all’ambasciata. L’altro ieri sera nessun danno è stato provocato dallo scoppio, né tantomeno poteva rimanere feri- to qualcuno (come anticipato giovedì dal sito del nostro gior- nale), ma il rumore ha seminato per diverso tempo angoscia tra i residenti. Nella palazzina in cui c’è il consolato onorario della Grecia, al civico 86, ci sono altri appartamenti, alcuni adibiti a uffici e altri ad abitazioni private. Per cui gli occupanti hanno subito chiamato le forze dell’ordine, giunte rapidamente per l’assenza di traffico. Il caso ovviamente è passato alla Digos della questura di Napoli, sezione antiterrorismo interno, e già c’è stato un primo passo visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza. Gli investigatori non sarebbero arrivati all’identificazione degli autori del gesto dimostrativo, ma qualche traccia ci sarebbe. Per il momento si pensa a un’azione compiuta da italiani, probabilmente napoletani, per cui si indaga in ambienti potenzialmente collegabili al- l’organizzazione “17 Novembre”.
Le indagini a Napoli sono collegate a quanto sta accadendo in Grecia, dove Dimitris Koufondinas è al 57esimo giorno di sciopero della fame, cominciato dopo il trasferimento dai carceri rurali, meno duri, ai supercarceri per detenuti ritenuti dallo Stato pericolosi. Con il passare dei giorni le condizioni del terrorista di sinistra, i cui seguaci e compagni di lotta scrivono che abbia combattuto “la barbarie capitalista”, sono peggiorate. Dal 16 febbraio è ricoverato in terapia intensiva e dal 22 ha chiesto ai medici di interrompere pure la somministrazione di acqua tramite flebo.
Ma è soprattutto in Germania e in particolare nella capitale Berlino che sta montando la protesta in segno di solidarietà nei confronti del detenuto Dimitris Koufondinas, come testimonia l’incendio appiccato ai danni di un furgone della “Thyssen- krupp”, azienda che fornisce e sostiene la produzione di sottomarini greci, o come il camion dato alle fiamme della ditta “Herz”, fornitrice di veicoli alla polizia ellenica. In tutte le città sono poi comparsi striscioni e scritte sulle facciate dei consolati. A Napoli qualcuno sembra però aver deciso di spingersi oltre i semplici slogan.