Come in un romanzo di Dan Brown, un misterioso codice riconducibile a Leonardo potrebbe nascondersi tra le dolci colline del Centro Italia, nei tranquilli borghi del Reatino. Numerosi i paesi coinvolti: da Greccio, dove in una notte di Natale del 1223 Francesco d’Assisi rappresentò il primo presepe della storia del cristianesimo, a Poggio Bustone, che oggi, in ben altro contesto decisamente lontano dalla spiritualità, può vantarsi di aver dato i natali a un’icona nazionale come Lucio Battisti. Tra questi centri, e altri che si chiamano Cantalice, Labro, Antrodoco, l’artista e storico d’arte, Guido Carlucci, sta portando avanti una ricerca che mira a ricostruire come questa zona fu il cuore del mondo dei Templari e che ad essi dedicò studi e opere un ancora giovane Leonardo da Vinci, quando fece tappa nel Reatino durante il viaggio che lo condusse da Firenze a Roma.

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Carlucci ha fondato un movimento artistico definito sensorialismo materico, e a Greccio dirige il museo di arte contemporanea. I suoi studi lo hanno portato a soffermarsi a lungo su uno dei disegni più famosi realizzati da Leonardo, quello conosciuto con la sigla 8p.

Oggetto di analisi anche ad alta tecnologia, la famosa opera datata 1473 e ritenuta la prima in cui il Maestro raffigurò un paesaggio, rappresenterebbe secondo alcuni studiosi i dintorni di Vinci. Un’altra teoria sostiene invece che l’uso di inchiostri differenti - accertato quando il disegno fu esaminato nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure - dimostrerebbe che si tratti di un’opera di fantasia in quanto realizzata in fasi diverse. Guido Carlucci ribalta completamente tutte queste ipotesi e sposta lo scenario disegnato da Leonardo a Poggio Bustone, e in tutta l’area di quella che viene definita la Valle Santa.

Ma il lavoro di ricerca di Carlucci va molto oltre, fino a rilevare, all’interno del disegno leonardesco, immagini volutamente celate e che finora nessuno ha mai individuato. Ruotando il foglio si individuerebbero simboli templari come uno scudo, e poi un calice, un angelo, un monaco, alcune parole, e si distinguerebbe chiaramente una veduta di Greccio.

Una teoria, questa, che non solo costringerebbe gli studiosi a riconsiderare completamente tutti gli studi fin qui eseguiti sul disegno, ma che confermerebbe ciò di cui Carlucci è assolutamente convinto: e cioè che Leonardo nutriva un profondo interesse  per i Templari, e che in quei luoghi della provincia di Rieti – già divenuti meta di “pellegrinaggio”di appassionati della storia dei templari provenienti da ogni parte del mondo – avrebbe trovato tracce della loro presenza passata e ne avrebbe dato testimonianza nella sua opera. 

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Impegnato ormai da tempo in queste sue ricerche, Carlucci ha messo in piedi un vero e proprio team che lo sta coadiuvando negli studi e nelle analisi. Il materiale raccolto è ormai a suo parere sufficiente per poter esporre in un’occasione pubblica le conclusioni a cui è giunto. Ancora poche fasi di lavoro e poi tutto sarà pronto per essere presentato. L’appuntamento è fissato per il 27 dicembre, quando, in una sede che sarà comunicata a breve via social, si svolgerà un convegno al quale stanno dando il proprio contributo la Fneu (Federazione Italiana Nobili Europei Uniti), con il presidente Tersilio Benedetti, ma soprattutto Giuseppe Colombo, presidente di Arte Italia Cultura e ambasciatore onorario per le relazioni internazionali Italia/Cina. Colombo ha sposato con entusiasmo il lavoro svolto da Carlucci ed ha voluto essere al suo fianco nel momento che sarà forse il più importante dell’attività di ricerca: “Questa scoperta coinvolge una decina di paesi e sono pronto a mettere a disposizione la mia competenza per creare flusso turistico, recupero territoriale e scambi interculturali”.