NAPOLI. È stato un abbraccio caloroso quello del pubblico che oggi ha accolto la presentazione del nuovo libro di Gino Giaculli, giornalista del quotidiano Il Mattino, dal titolo “Mi prendo la città” edito da Homo Scrivens. L’appuntamento, moderato da Guido Pocobelli Ragosta, ha visto la partecipazione di Enza Alfano, Patrizio Rispo, Aldo Putignano e di Francesco Pinto. È un amore profondo quello di Gino Giaculli per una città intrigante e complicata come Napoli, in cui è ambientata l’avventura del protagonista Gianluca Ogiani, storico cronista de Il Graffio. Sognatore dal privato instabile, disperso nella corsa e nella musica, le sue grandi passioni, si trova di fronte a una doppia aggressione al territorio: per il suo “mestiere di carta” è una nuova sfida, più incerta e pericolosa che mai.

Tra gli applausi di quanti hanno gremito la sala conferenze dello storico caffè Gambrinus, queste le parole accorate del giornalista, profondamente fiducioso nel fatto che il futuro di Napoli si possa ricostruire partendo dai giovani, grazie ad una operazione di rinnovamento culturale che parta dalle radici: «Il mio protagonista riflette sulla Napoli di questo tempo, una città bellissima, piena di turisti e di sole. Ma questo è anche il momento in cui occorre riflettere su cosa accade e su quale può essere il nostro modello di sviluppo, quello al quale dobbiamo aspirare. Purtroppo c’è sempre il rischio dell’aggressione del territorio. E di fronte a questo rischio io propongo che si faccia un patto: Napoli ha bisogno di grande cura e di attenzione per il suo sviluppo futuro, ed ha un asset fondamentale che sono i suoi ragazzi, i suoi giovani. Per cui lo voglio dire con chiarezza: i ragazzi di Napoli devono andare a scuola, tutti. Non è più pensabile e tollerabile avere queste percentuali di evasione scolastica: naturalmente abbiamo bisogno di una scuola che funzioni. Ma la cura dei ragazzi non dever fermarsi al percorso scolastico: si può istituire un patto con le aziende campane che li possano assumere al termine della loro formazione in modo da farli restare in Campania, qui da noi perché noi abbiamo bisogno di questi ragazzi, per la cura di Napoli, per il nostro sviluppo futuro. E non parlo solo di enogastronomia  e di turismo, che potrebbero essere settori ovvi, scontati, considerando la bellezza della nostra terra e la nostra cucina spettacolare. Io parlo dei ragazzi che nel futuro ci devono accompagnare quando andremo su Marte, quando avremo da fare battaglie sanitarie – e non solo -  importantissime. Noi abbiamo la responsabilità enorme di introdurli nel futuro, perché siano essi stessi protagonisti del loro futuro a Napoli, altrimenti c’è sempre il rischio che qualcuno “si prenda la città”.»