In napoletano si può scrivere di tutto; non solo poesie, canzoni e opere teatrali, ma proprio testi di ogni genere letterario. Anche perciò sono convinto che il napoletano sia una vera e propria lingua, adatta a qualsiasi impresa letteraria. E questa è la mia esperienza diretta. Il cardinale Crescenzio Sepe, anni fa, lanciò l’idea di tradurre in napoletano il Vangelo. Molti lasciarono cadere la cosa. Io decisi di provarci. Quello di San Marco mi parve il più adatto per il suo carattere narrativo e per la sua brevità. La mancanza di sviluppi speculativi avrebbe semplificato tutto.