di Rosa Benigno

CASTELLAMMARE DI STABIA. Se c’è una vita, oltre la vita, Alessandro Cevenini, Alex, ha trovato il modo di muoversi e agire dall’Aldilà, continuando ad aiutare chi, oggi, lotta contro la leucemia. Ma con una speranza in più. La sua mamma, Cristina guida la formidabile macchina che Alex ha progettato quando ha capito che il suo tempo sarebbe scaduto e, in breve, ha pianificato come sarebbe riuscito a vivere in questa vita, pur passando all’Altra.  “Beat Leukemia” è il gruppo Facebook - diventato Fondazione - che questo giovane formidabile, ammalatosi di una forma fulminante di leucemia, creò alcuni mesi prima di spegnersi. In pochi giorni vi aderirono migliaia di persone: medici, pazienti, volontari che cominciarono a scambiarsi esperienze sulla malattia della quale, ancora oggi, in molti non conoscono granché. E il progetto ebbe inizio. «Con tre obiettivi – spiega Cristina – Diffondere informazioni e dati riguardanti la leucemia, per creare consapevolezza sulla malattia. Condivisione: per identificare le istituzioni più affidabili di ogni Paese, attraverso le quali offrire assistenza ai pazienti a supporto della ricerca. E, infine, proprio questa: la ricerca contro la leucemia, nemico comune, una ricerca globale e condivisa. E per fare tutto ciò occorre il contributo di tutti: poco o tanto, può essere decisivo». Gli scopi della Fondazione Beat-Leukemia, nata dopo la scomparsa di Alex, nel 2007, sono stati illustrati nella serata di raccolta fondi che si è svolta sabato sera al Marina di Stabia, con la partecipazione di Fabrizio Pane, primario di Ematologia del primo Policlinico, Federico II di Napoli, il dottor Eduardo Celentano, Capo Dipartimento Cardiologia dell’Ospedale dei Camilliani di Casoria, e Gaetano Pascarella, di Bmw MCar. «Devo ringraziare tutti quanti hanno partecipato alla serata e, in primo luogo il cavalier Gianni La Mura, che ogni anno offre la disponibilità dello Youth Club di Marina di Stabia per questa iniziativa» ha affermato Cristina che, insieme con il dr Mimmo Bruno, ha fatto gli onori di casa. «Quando muore un proprio caro - ha spiegato – in genere, per ricordarlo, i familiari creano una fondazione. Nel caso di mio figlio, è stato lui a mettersi in contatto con tutto il mondo e a dare istruzioni su come proseguire nel suo percorso. Oggi noi andiamo nelle scuole per spiegare in che cosa consiste questo tipo di tumore e sull’importanza della donazione di sangue e del midollo, che non avviene più in maniera dolorosa come una volta, ma basta una tipizzazione». La Beat-Leukemia dona borse di studio da 30mila euro per la ricerca a studenti meritevoli, aiutando la pubblicazione di ricerche a livello internazionale. Quest’anno ha donato un ecografo alla sezione Ematologia del Policlinico di Milano. «Un dono importante per evitare che gli ammalati, troppo deboli, siano costretti ad uscire dal reparto per recarsi a fare un’ecografia» ha spiegato la mamma di Alex. Suo figlio la guida, certamente, in questa impresa, ispirandola con la sua gioia giovanile contenuta nel suo libro: “Il segreto è la vita” (Ed Piemme) che è stato più volte ristampato e anche tradotto in diverse lingue e il cui ricavato continua ad alimentare il progetto “Beat-Leukemia”.