Fino al 9 marzo il Pan ospita una vasta e intrigante antologica dedicata ai vent’anni di carriera di Iabo (nella foto), partenopeo, classe 1980, artista fra i più amati a Napoli e non solo. “Iabo 20th. Mostra Antologica 2003/2023. Street art/Dipinti/Installazioni/Video”, promossa da Dadart e dalla Fondazione Silvia Ruotolo onlus, a cura di Annalisa Ferraro, in collaborazione con Inward, con il patrocinio del Comune di Napoli e il supporto di Eav, è una lunga narrazione visiva scandita da un nucleo di circa 50 opere over size che, attraverso la cifra inconfondibile e policroma dell’artista, racconta una vicenda personale cadenzata, dal 2003 ad oggi, da più di 100 mostre ed esperienze vissute oltre che a Napoli (dove ha realizzato acclamati interventi, ricevuto premi e lavorato per rassegne internazionali, per importanti fondazioni, gallerie, spazi privati e pubblici), anche in metropoli come New York, Los Angeles, Londra, Amsterdam (con Banksy, Obey e Haring), Roma, Milano o a Venezia invitato alla alla 54esima edizione della Biennale: «Già da anni sognavo di realizzare il mio ventennale – mi spiega Iabo– sono un sognatore e immaginavo di esporre una mia antologica in un luogo importante e grande abbastanza per accogliere mie opere realizzate dal 2003, da quando cioè ho iniziato a lavorare per le gallerie, recuperando la memoria dei miei progetti più importanti, esclusi quelli dei miei primi 10 anni di ricerca». C’è un andamento peculiare alla base del fare di Iabo, fatto di innovazione e intuizione creativa nel campo lungo dell’arte, sulla linea di un’ indagine appassionata, potente, vitalissima: «Vivo con passione l’arte, da sempre, sin da quando a quattordici anni ho iniziato con i graffiti e avendo voglia di dimostrare che esistevo, feci il mio primo pezzo: Iabi. Qui al Pan ho lavorato due mesi ininterrottamente, seguendo tutto a tempo pieno con entusiasmo, estremo scrupolo e impegno a tempo pieno”. Attraversando le otto sale al secondo piano del Pan, diventate teatro privilegiato di condivisione tra artista e pubblico, tensioni emotive e relazioni empatiche fuse con il corpo dell’opera, la mostra si dispiega come una struttura organica su cui si intrecciano processi riflessivi di ibridazioni temporali simbolo e di una cultura mitologica e rituale contemporanea da cui trarre nuova linfa e nuova vita. Accurato e preciso, il percorso espositivo, infatti, invita il pubblico a riflettere sui nostri tempi costellati da incertezze e sfide, da possibilità tecnologiche e sul profilo sincopato di ciò che oggi percepiamo e intendiamo come mondo: «Ho concepito ogni mia opera esposta come un’installazione – continua Iabo – e ogni sala come una mostra, quindi è stato molto emozionante lavorare in questi ampi e bellissimi spazi che rispecchiano esattamente ciò che io cercavo: per questo un ringraziamento enorme e particolare va all’Assessore Alessandra Clemente. Studiare questa ampia superficie nel dettaglio e sperimentare possibilità idonee per un allestimento attraente è stato per me il momento più bello e coinvolgente a livello emotivo». Durante tutta la durata dell’evento saranno organizzati numerosi laboratori di formazione e dibattito offerti dalla Fondazione Silvia Ruotolo onlus per una risonanza sul territorio che interesserà anche ragazzi dell’area minorile di quartieri disagiati di Napoli.