Le Due Sicilie? Tutta un’altra scuola
Istituti pubblici, non statali. Primarie ai Comuni, licei avanzatissimi, Università a 17 anni
di Marina Carrese
Gio 13 Agosto 2020 08:42
Italiano, latino, greco, ma anche francese e altre lingue straniere. E poi geometria, algebra e trigonometria, fisica, chimica, scienze naturali, astronomia. Senza tralasciare filosofia, storia, geografia, arte, musica e religione cattolica. Questa l’“offerta formativa”, si direbbe oggi con linguaggio mutuato dai supermercati, di una scuola attiva a Napoli prima del 1860. Una scuola di élite, si sarebbe portati a dire, per i pargoli della nobiltà o di chi poteva permettersi rette costosissime. E invece no, era una scuola aperta a tutti, completamente gratuita, alla quale potevano iscrivere i propri figli anche le famiglie indigenti. Stiamo parlando delle “Scuole Pie” dei Padri Scolopi, le più diffuse nel Regno borbonico, ma anche nel resto degli Stati italiani preunitari e in Europa. Dalle scuole degli Scolopi, fin dalla fondazione, nel 1597, ad opera di San Giuseppe Calasanzio, sono usciti alcuni dei migliori talenti nelle lettere, arti e scienze: Mendel, Pascoli, Carducci, Haydn, Schubert, Lehár, per citare solo alcuni nomi. Furono le prime vere scuole popolari, in un’epoca in cui l’istruzione era affidata prevalentemente agli ordini religiosi. Il Regno delle Due Sicilie non faceva eccezione: il regio governo non istituiva scuole, ma garantiva la libertà scolastica, la possibilità di aprirne, e la libertà di insegnamento, la libera scelta di programmi e contenuti, e favoriva le condizioni perché la popolazione potesse beneficiarne. Il re Ferdinando IV, nel 1784, inviò alcuni sacerdoti a Rovereto per imparare e poi diffondere nel Regno il nuovo “metodo normale” di insegnamento, che stava dando ottimi risultati. I primi allievi napoletani furono i marinai dell’Armata di Mare e agli esami fu presente il Re in persona, per verificarne l’efficacia. Con una semplice istanza al Re, una famiglia bisognosa poteva ottenere una o mezza “piazza”, cioè la retta annuale di un collegio a pagamento, come quelli dei Gesuiti. La richiesta era smistata agli innumerevoli istituti benefici che provvedevano. Le scuole degli Scolopi erano l’eccellenza di un insegnamento non centralizzato, ma diffuso in modo capillare, perché univano formazione umanistica e scientifica, come si vede nel “Quadro di insegnamento”, un raro documento che pubblichiamo. Tre anni di elementari,sette di ginnasio e liceo, un percorso di apprendimento graduato sullo sviluppo cognitivo degli allievi, basato sull’idea che le conoscenze sono strumenti per esprimere le peculiarità dell’uomo, in relazione a sé, agli altri, alla realtà, a Dio. A 17 anni lo studente era pronto per l’Università. Gli Scolopi e gli altri ordini religiosi furono costretti a chiudere le scuole quando il Regno delle Due Sicilie fu invaso. Quando, anni dopo, le scuole riaprirono, ebbero programmi, libri, materie e contenuti di studio determinati dal nuovo regno italiano. Era nata la scuola statale.
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