Tra i motivi per cui il Venerabile Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia (1850-1878), merita di essere ricordato, oltre a quelli religiosi (per i quali è stato avviato il processo di beatificazione), ci sono quelli umani. Sacerdote fervente, educatore attento, vescovo riformatore, fondatore della Congregazione delle Suore dei Sacri Cuori, protettore della veggente di La Salette, Mélanie Calvat, che ospitò nella sua diocesi; pastore pronto a spogliarsi dei propri beni - morendo in totale povertà - per soccorrere i bisognosi. Ma anche uomo coerente e fedele alla legittima dinastia borbonica. Durante il “Risorgimento” Mons. Petagna fu conscio di trovarsi di fronte a una vera e propria rivoluzione (cioè al tentativo di modificare radicalmente la società, soprattutto dal punto di vista religioso) e non alla semplice espansione coloniale del Piemonte, e il suo atteggiamento coerente, in mezzo a tanti voltagabbana, poteva solo infastidire. Il Vescovo fu quindi ricoperto di calunnie, sostenute da preti “garibaldesi” esaltati e ripetute dai camorristi che, come stava avvenendo a Napoli, gestirono la “transizione” al nuovo regime. Ai rivoluzionari si affiancarono vari sacerdoti che si opponevano al rinnovamento imposto dal “nuovo Borromeo”, che voleva estirpare l’ignoranza e il malcostume dal clero locale. Il prelato rimase solo e, quando il sindaco gli impose di far eseguire il 20 settembre 1860 il Te Deum nella cattedrale, lasciò Castellammare per recarsi a Roma, da dove sarebbe stato inviato a Marsiglia, come coadiutore del vescovo locale. Intanto la feccia, ignara della partenza del Pastore, assalì il palazzo arcivescovile, gridando: «Morte al Papa e al Vescovo!». Non trovandolo si “limitò” al saccheggio. Il 21 ottobre fu celebrato il plebiscito, che a Castellammare il sindaco, per sfregio, volle far svolgere nella cattedrale, impedendo così le usuali celebrazioni domenicali. Mons. Petagna rimase in esilio per cinque anni. Allo scoppio del colera (1864), chiese alle autorità italiane di far ritorno per soccorrere il proprio gregge, ricevendo però un rifiuto. Tornò solo alla fine del 1866, grazie all’espressa indicazione del Governo, nonostante l’opposizione delle massoniche autorità locali, evidentemente deboli, che temevano il suo carisma.