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libia
05 Novembre 2025 - 15:03
Osama Al-Masri è stato arrestato oggi, mercoledì 5 novembre, a Tripoli su ordine del procuratore generale che ne ha disposto il trasferimento in carcere. La Procura generale libica ha ordinato il rinvio a giudizio dell'ex capo della polizia giudiziaria libica con l'accusa di aver torturato detenuti e di aver procurato la morte di uno di loro nel carcere di Tripoli.
In una nota diffusa dall'ufficio del Procuratore generale libico si legge che dalle indagini condotte su Almasri sono state acquisite "informazioni pertinenti in merito alle violazioni dei diritti dei detenuti presso l'Istituto principale di riforma e riabilitazione di Tripoli". In particolare, prosegue la nota, "è stato accertato che dieci detenuti sono stati sottoposti a tortura e a trattamenti crudeli, disumani e degradanti, con la conseguente morte di uno di loro a causa delle torture subite".
La Procura libica precisa inoltre che, "sulla base dell'interrogatorio dell'imputato e della disponibilità di prove sufficienti", è stata disposta la custodia cautelare di Almasri in quanto "responsabile della gestione delle operazioni e della sicurezza giudiziaria in attesa degli sviluppi investigativi, con rinvio della causa al tribunale competente una volta completate le procedure legali".
L'ufficio del Procuratore generale conclude affermando che "le indagini proseguono al fine di accertare la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in tale violazione e la tutela dei diritti dei cittadini in tutte le istituzioni giudiziarie".
Almasri era ricercato anche dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità. Arrestato a Torino era stato scarcerato il 21 gennaio scorso per mancata convalida dell'autorità giudiziaria e riportato in Libia con un volo di Stato.
"Sono felicissima ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia. Sono pronta a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda”, annuncia l’avvocata Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana residente in Italia vittima delle torture di Almasri, dopo l’arresto del generale oggi in Libia. “Dobbiamo capire quali potrebbero essere gli sviluppi a questo punto - spiega la penalista - se sarà processato lì oppure se potrà essere consegnato alla Corte Penale Internazionale. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l’Italia non ha proceduto all’arresto quando aveva Almasri tra le mani”.
"Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale - attacca la segretaria del Pd Elly Schlein - che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell’ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese per il mandato d’arresto della Corte Penale internazionale. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale 'solo fino a un certo punto', come per il governo italiano. Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani".
Di una "umiliazione per il governo Meloni" parla anche il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. "Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri - ribadisce Conte - lo hanno fatto rientrare a casa con voli di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del governo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia".
Stessi toni per Nicola Fratoianni di Avs: "Per torture e abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente - ipotizza - sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di palazzo Chigi, no eh?".
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