Tutte le novità
Il punto
29 Giugno 2025 - 15:57
Era la fine del 20° secolo e alle porte già bussava il 21° che portava con sè la - così tanto sognata, promozionata, garantita, annunciata e benedetta dalle alte sfere della politica continentale - Unione Europea. Che - a sentire i padri fondatori - sarebbe stata l'Europa dei Popoli e delle Patrie.
Moneta unica, identico sistema fiscale. Costituzione contenente diritti e doveri di tutti i cittadini e degli Stati, esercito unico e difesa comune. Forte di tutto ciò, con l'Euro avrebbe conquistato la leadership monetaria internazionale e ci avrebbe fatto tutti più ricchi. L'unità avrebbe rappresentato la nostra forza e fatto crescere la nostra economia, procurando sviluppo e occupazione.
Di più, ci avevano fatto credere, che non ci sarebbero state nuove guerre, ma pace e sicurezza. Ebbene, a 25 anni dalla nascita, possiamo dire che le cose siano andate davvero cosi? Tutt'altro! E per rendersene conto, basta guardarsi intorno e si avrà chiaro che più che quella dei Popoli e delle Patrie, è l'Europa dei mercati e della finanza disegnata da De Gasperi, Schumann e Adenauer i cui rispettivi eredi si sono soltanto limitati ad attualizzare, amplificandone al massimo la caratterizzazione economica e restringerne al minimo indispensabile quella socio-umanitaria.
E questo grazie al fatto che l'unico documento costitutivo firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht, entrato in vigore il 1 novembre 1993 è il “trattato di Maastricht”. Una sorta di costituzione alternativa basata però, soltanto su questioni di tipo economico-finanziarie.
Ed è proprio l'assenza di Costituzione effettiva, consenquenziale al “no” (stante il potere di veto vigente nell'Unione Europea, per cui basta il riifiuto di un singolo Stato, per impedire l'adozione di una norma) alla sua approvazione di Francia, Paesi Bassi e Inghilterra (che poi nel 2020 ha addirittura abbandonato l'Ue), che anche, la realizzazione di quel progetto d'integrazione che, di tanto in tanto, ritorna, non riesce a vedere la luce.
Insomma - come i tanti, cosiddetti euroscettici, avevano previsto alla fine del secolo scorso - gli accordi sottoscritti nella cittadina olandese ci hanno “trascinati” in un'Europa monetaria che ha finito per condizionare quella politica a tutto vantaggio dei sistemi finanziari. Continuando, però ad andare ognuno per la propria strada e per proprio conto.
Bisogna riconoscere, però, che è stata bravissima a farsi sfruttare dai signori dell'ecoideologia green e di quella verde, raccontandoci che - dopo che per 20 secoli ci era stato detto il contrario - anche gli alberi inquininano ed emettono troppa Co2 e quindi vanno abbattuti. Per cui per liberarsi di tali problemi, ha pensato bene di distruggere centinaia di migliaia di posti di lavoro, nel settore automotive, e in quelli legati, alla siderurgia, all'acciaio, all'agricoltura, all'agroalimentare, pesca e, industrie collegate.
Facendo esplodere i costi delle bollette energetiche, e l'inflazione. A conti fatti, insomma, gli unici, risultati realmente centrati sono tutti in antitesi con le promnesse iniziali: anziché arricchirci ci ha fatti t più poveri; invece di far crescere i posti di lavoro, ha fatto aumentare la disoccupazione. E neanche le guerre è riuscita ad evitarci. Anzi, dall'aggressione russa all'Ucraina l'acre odore della polvere da sparo ci arriva da tutte le parti.
Una puzza diventata addirittura acrerrima, in conseguenza della vasta offensiva lanciata il 7 ottobre 2023 contro Israele da Hamas, Jihad Islamico palestinese (JIP) e altri gruppi armati palestinesi. Un'offensiva senza precedenti nella storia del conflitto israelo-palestinese che ha innescato immediatamente una pesante e legittima risposta militare di Israele.
Che, se è vero, com'è vero, che un accenno di tregua – seppure per il momento, ancora decisamente flebile, è arrivato appena qualche giorno addietro, grazie all'intervento di, Trump e Putin, passando sopra la testa dell'Ue – è la conferma che anche su questo fronte il vecchio continente ha dimostrato di avere molti limiti, nessun peso e alcun ruolo.
E, intanto i socialisti europei – contro la decisione di ritirare la direttiva sul Green Claims – minacciano di lasciare la maggioranza. E questo non certo per il diritto di veto, di cui qualcuno vorrebbe l'abrogazione, ma che resta l'unica arma di difesa per i paesi cosiddettti sovranisti non allineati ai giganti dai piedi d'argilla: Francia e Germania, bensì perché ancora oggi ognuno dei 27 Stati membri continua a preoccuparsi dei propri interessi e prevaricare quelli degli altri e dei loro cittadini.
Certo, il risultato del vertice Nato di portare le spese militari entro il 2035 al 5% del Pil, lascerebbe pensare che qualcosa stia per cambiare, visto che fra i 32 Paesi Nato ci sono tutti i 27 d'd'Europa. Già, ma la Spagna si è già defilata, impegnandosi solo per il 2,1%.
E, dopo il Pse anche la Schlein minaccia di non votare più la Von der Leyen. Nel frattempo, però, anche Macron ha chiesto il rinvio del green deal. Quindi... E, a proposito, ci si può non chiedere, quanti degli attuali leader Ue saranno ancora sulla tolda di comando nel 2035, per mantener fede all'impegno?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo