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L'opinione
22 Dicembre 2025 - 08:00
La data dell’esordio è fissata: il 29 dicembre il nuovo Consiglio regionale della Campania si riunirà per la prima seduta. Ma quella che doveva essere l'inizio di un nuova gestione politica lontana dagli schemi dei cacicchi e capibastone rischia di trasformarsi in un banco di prova tutt’altro che rassicurante.
A pochi giorni dal debutto, la formazione della giunta è ancora ferma, impantanata in uno scontro interno al Partito Democratico che ha trasformato il cosiddetto “caso Cuomo” da vicenda locale a questione di rilievo nazionale.
Il “nuovo corso” annunciato in campagna elettorale si scontra con dinamiche che ricordano più la vecchia liturgia delle correnti che una reale discontinuità. Sullo sfondo resta il confronto mai risolto tra il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il governatore uscente Vincenzo De Luca, ma a rendere esplosivo il quadro è soprattutto l’attivismo del deputato Marco Sarracino, riferimento dell’area Schlein in Campania.
La spinta per inserire in giunta il sindaco di Portici, Enzo Cuomo, ha acceso la reazione della componente salernitana del Pd e finito per mettere in difficoltà il neo-presidente Roberto Fico, apparso finora incapace di sottrarsi alla logica dei bilancini.
Alla tensione politica si somma un nodo giuridico tutt’altro che secondario. La possibile ineleggibilità legata alla carica di sindaco e i tempi previsti dal Tuel, che impongono almeno venti giorni per rendere efficaci eventuali dimissioni, pongono un problema concreto.
Per superarlo, nelle ultime ore sono circolate ipotesi al limite del paradosso istituzionale, come una sfiducia pilotata nel consiglio comunale di Portici per accelerare i tempi, o una giunta “a nove più uno”, con l’annuncio pubblico di un decimo assessore destinato a entrare solo dopo il decorso dei termini di legge.
Ma a complicare ancor di più la questione è il regolamento regionale che metterebbe in dubbio la nomina di Cuomo. Soluzioni che, al di là della loro tenuta formale, appaiono distanti dalle reali esigenze del territorio. Se davvero a Cuomo dovessero essere affidate deleghe strategiche come l’Urbanistica, rinviarne l’operatività significherebbe congelare settori cruciali della Regione.
Una prospettiva difficilmente spiegabile ai cittadini campani, che attendono risposte su sanità, trasporti, sviluppo e lavoro, non certo una giunta a tempo sospeso per esigenze di equilibrio interno ai partiti.
Il paradosso politico è evidente: dopo aver posto un veto netto all’ingresso dei consiglieri regionali in giunta per marcare una rottura con il passato, Fico rischia ora di trovarsi invischiato in escamotage tecnici che indeboliscono proprio l’immagine di discontinuità che voleva incarnare.
Anche perché sullo sfondo restano i dissapori storici tra Cuomo e il Movimento 5 Stelle, elemento che rende l’operazione politicamente ancora più fragile. Il rischio, concreto, è che il “nuovo corso” si pieghi prima ancora di partire.
Se il 29 dicembre la Campania dovesse presentarsi con una giunta incompleta o frutto di manovre che ricordano la Prima Repubblica, il segnale sarebbe chiaro: al di là dei nomi e delle promesse, a dettare legge restano ancora le correnti. E una piccola città come Portici finirebbe, simbolicamente, per condizionare l’intera Regione.
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