Speciale elezioni
il punto
09 Novembre 2025 - 10:29
A forza d'invocare l'uomo nero, la sinistra ha finito per richiamare in vita, l'unico spettro che grazie a loro era ancora in circolazione: quello rosso sessantottino. Figlio delle brigate rosse definite all'epoca “compagni che sbagliano”. Per scaricare su di loro tutte le responsabilità dei tragici evemti del momento, scagionando gli altri. Oggi “erranti” da correggere non ce ne sono più ma c'è un governo di centrodestra contro cui sparare a zero, accusandolo di tutto e il suo contrario e mettere a rischio libertà, diritti e Costituzione.
Tant'è che, il 18 novembre 2022, quando ancora non aveva festeggiato il suo primo mese di vita, cortei di studenti del Coordinamento Universitario e della Rete degli Studenti e collettivitivi autonomisti, sono scesi in piazza, aprendo la serie dei “No Meloni day”. Poi si sono inventati altri “no” contro cui protestare, e si sono moltiplicate le componenti “combattenti”: propal, collettivi studenteschi, gruppi alternatiuvi, sindacati di base, centri sociali, e tutte al grido di “blocchiamo tutto”.
Slogan se non proprio figlio naturale, quantomeno, “amico intimo” di quella “rivolta sociale” inventata da Landini, nel momento in cui ha deciso che il compito del sindacato, non dovesse più essere la difesa del lavoro, degli stipendi, la tenuta della moneta, ma quello di trasformarsi in partito politico e sparare ad alto zero contro la Meloni e il suo esecutivo. Operazione, nella quale inizialmente è riuscito a tirarsi dietro anche il leader dell'Uil Bombardieri. Che poi ha preferito lasciarlo sui due piedi e abbandonarlo al prorpio destino, appena resosi conto di quale fosse veramente il gioco del suo collega cigiellino.
Fingere di combattere il governo con l'obiettivo – approfittando dei flop elettorali di M5s e Pd e il tonfo dei consensi personali - di mettere all'angolo il “paglietta” di Volturara Appula, e la capa triforcuta del Pd e assumere in prima persona il comando dell'intera sinistra, anche se ridotta ormai, soltanto a boccheggiante “armata brancaleone”. Sicché, da quel momento ad oggi, sono state ben oltre 30mila le manifestazioni di protesta nel triennio 2023-2025, con una media tutt'altro che invidiabile di oltre 10mila all'anno ovvero oltre 30 al giorno e, scusate se sono poche ma tenete anche conto che l'anno non è ancora finito.
In teoria, manifestazioni, uffic ialmente, pacifiche di cittadini comuni per proteggevre i propri interessi, ma pur partite in tranquillità e sfilate con ordine e civiltà - si sono quasi sempre trasformate in guerriglie. Il che lascia pensare che dietro queste manifestazioni di protesta ci fosse, e ci sia, un'organizzazione unica, visto che gruppi di violenti, ogni volta al momemto opportuno, (messi da parte gli interessi dei cittadini) tolgono la maschera, escono dai cortei, cominciano ad assaltare negozi, distruggere vetrine, bruciare cassonnetti, lanciare sassi, bottiglie e oggetti di ogni tipo e dimensioni e attaccano le forze dell'ordine – impegnate nella difesa della sicurezza dei manifesanti veri – costringendole a doversi difendere.
Di conseguenzea il bilancio di tali manifestazioni teoricamentte pacifiche si chiude sempre in passivo, con agenti e civili feriti (quasi sempre, più i primi che i secondi) costretti a fare ricorso agli ospedali e per i commercianti, costretti a mettere mano al portafoglio per riparare i danni subiti, prima di poter tornare a lavorare. Ed il peggio - alla luce degli eventi e dei programmi che i profeti della contestazione stanno predisponendo - è che il futuro immediato, ma anche quello più lontano siamo messi peggio del presente.
Tant'è che se, da una parte Landini a finanziaria ancora in fase di stesura ha annunciato una manifestazione di protesta per il 12 dicembre, fingendo – more solito, purtroppo, la sordità del leader della Cgil su questo fronte è congenita - di non aver sentito né letto che per questa nanovra il Financial Times ha già ptomosso l'esecutivo “l'Europa dovrebbe imparare dall'Italia”. Prima, però, il 14 novembre, probabilmente parteciperà insieme ai compagni di sempre: collettivi studenteschi e sindacati di base alla celebrazione dell'ennesimo “No Meloni day” contro “la manovra di guerra e rapina del governo” per immobilizzare Paese. Tutti insieme si blocca meglio e si fà più rumore.
A proposito, Maurizio afferma di lottare perr maggiori investimenti nella sanità e far crescere i salari. Chissà, forse qualcuno gli ha rubato gli occhiali da lettura e non sa che la finanziaria 2026 implementa il fondo sanitario di 6,5 miliardi rispetto a quella 2025 e per quanto attiene i salari, secondo dati Istat, nel 2025 sono già cresciuti del 3,3% rispetto a quelli 2024 che a loro volta erano cresciuti del 3,1% rispetto al 2023. Eppure il signor rivolta sociale - a differenza di tutte le altre sigle sindacali della scuola che hanno invece firmato il rinnovo del contratto con aumenti per 150 euro al mese per gli insegnati e 110 per il personale Ata per circa 1,3 milioni di lavoratori complessivi – e la sua Cgil hanno detto no! Perché?
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