Due paginette, una esplicativa, di metodo; l'altra più operativa, solo con i 'numeri'. Con in calce la firma dei leader. L'accordo del centrodestra su premiership e collegi elettorali, raggiunto ieri sera dopo un vertice fiume alla Camera, apprende l'Adnkronos, è stato messo nero su bianco. Probabilmente, raccontano, per 'blindarlo', evitando così brutti scherzi in futuro. Verba volant, scripta manent, sorride un big presente alla 'stipula'. Il primo foglio (preso da un bloc notes per appunti), intitolato 'decisioni vertice', prevede due punti. Il primo riguarda il candidato premier e formalizza il principio, già valido alle precedenti politiche del 2018, 'chi prende più voti sceglie chi mettere a palazzo Chigi'. 'Leadership in base a quale partito prende più voti', c'è scritto esattamente. Il secondo punto sancisce la spartizione degli uninominali tra le varie forze della coalizione, ''tenuto conto di criteri condivisi (sondaggi corretti)'': 109 a Fdi di cui 11 centristi; 70 alla Lega e 42 a Fi per un totale di 221 collegi.

Il prospetto aiuta a chiarire il caso dei centristi, che ha provocato malumore in casa Udc, con Cesa che ha chiesto di poter ricalibrare i collegi al prossimo vertice di coalizione in programma martedì prossimo in base al ''reale peso politico'' dello Scudocrociato. Documento alla mano, vicino ai collegi spettanti al Carroccio (70) e a quelli assegnati ai forzisti (42) è segnata la sigla Udc con un punto interrogativo, a significare che Matteo Salvini e Silvio Berlusconi potrebbero 'prendersi carico' del partito guidato da Lorenzo Cesa.

Nel secondo foglietto, formato per lo più dai 'numeri', il punto interrogativo scompare e dove sono indicati i 42 collegi attribuiti al partito di Silvio Berlusconi, vicino a Fi c'è un ''+ Udc''. E ancora, altra 'prova' che l'Udc potrebbe essere considerata in quota Forza Italia, senza contare gli 11 uninominali 'offerti' da Fratelli d'Italia ai cosidetti piccoli, c'è la voce 'Altro centro' con il numero 11 appunto a fianco e vicino una parentesi esplicativa Lupi, Brugnaro e Sgarbi. Le due paginette sono scritte a mano con inchiostro blu.

Ma come si è arrivati agli 11 collegi per i 'centristi'? Raccontano che la trattativa sia stata lunga e articolata. Proviamo a ricostruirla. Tutto inizia con 'l'offerta' di Fratelli d'Italia, per bocca di Ignazio La Russa, che mette sul piatto 21 uninominali ai 'partiti minori', di cui 11 sarebbero a carico di Giorgia Meloni, i rimanenti 10, 'spalmati' equamente tra Fi e Lega. La proposta, riferiscono, sarebbe stata respinta da Carroccio e azzurri.

A quel punto avrebbe lanciato una controproposta Giancarlo Giorgetti: 16-17 collegi per i centristi di cui, 11 sempre in quota Fdi, 3 'sulle spalle' di Fi e 3 su quelle della Lega. Si discute, il confronto non porta da nessuna parte. Fi non si convince. Da qui l'offerta finale di 11 collegi da assegnare ai centristi. Con il nodo di chi si accollerà l'Udc, visto che nei due foglietti scritti dell'accordo firmato ieri sera sembra emergere la soluzione che i collegi dello Scudocrociato andrebbero a carico di Fi o suddivisi tra azzurri e Lega.