Governo, tavolo su programma: Pd blinda Conte e Gualtieri
di Redazione
Lun 01 Febbraio 2021 13:08
Il Pd blinda il premier Giuseppe Conte e il ministro Roberto Gualtieri mentre è in corso, a Montecitorio, il tavolo di lavoro sul programma convocato dal presidente della Camera Roberto Fico. Partecipano i rappresentanti politici dei gruppi della maggioranza incontrati da Fico nelle giornate di sabato e domenica.
Sono presenti i capigruppo del M5S (Ettore Licheri e Davide Crippa), del Pd (Andrea Marcucci e Graziano Delrio), di Italia Viva (Davide Faraone e Maria Elena Boschi) e di Liberi e Uguali (Loredana De Petris e Federico Fornaro). Partecipano anche i rappresentanti di Centro democratico alla Camera (Bruno Tabacci), di Europeisti - Maie - Centro democratico al Senato (Raffaele Fantetti e Maurizio Buccarella), del Maie alla Camera (Antonio Tasso), del gruppo 'Per le Autonomie' al Senato (Albert Laniece e Gianclaudio Bressa).
"Sono fiducioso che la disponibilità data da tutti coloro che stanno concorrendo a questo tentativo sia sincera" e "la sostanza credo che sia positiva, va incoraggiata", ha detto Nicola Zingaretti a margine di un evento della Regione Lazio. "Proprio perché gli impegni sono complessi è giusto che ci sia un confronto schietto dove tutti, compreso il Pd, portino i loro contributi", ha sottolineato il leader del Pd. Conte e Gualtieri sono punti fermi ? "Questa è una di quelle cose che non vanno nemmeno ripetute, altrimenti diventa una notizia. C'è un confronto, sono sicuro che si arriverà a una soluzione. Ora è il momento del confronto".
"Quando mai abbiamo messo in campo la questione dei nomi? Sui nomi troveremo sintesi. Le preoccupazioni sono altre: la crisi economica, sanitaria ed educativa". Lo dice Ettore Rosato di Iv a L'Aria che Tira su La7 quando gli si chiede della 'blindatura' di Zingaretti.
"Penso che questa crisi di governo sia una disgrazia, non capitata, ma voluta: il MoVimento 5 Stelle si pone con responsabilità, come ha sempre fatto dalla campagna elettorale del 2018, quando ha portato avanti i propri temi, ma ha detto ai suoi elettori che, se non ce l'avesse fatta da solo, avrebbe chiesto a chi ci stava". Così il sottosegretario di Stato Gianluca Castaldi, ospite questa mattina di Agorà, su Rai Tre. "Noi abbiamo una personalità, una figura politica che ha ottenuto risultati economici e si è fatto apprezzare in Europa - ha proseguito -. Possono essere criticate delle scelte, ma non si può criticare la dedizione al lavoro del Presidente Conte e quella dei parlamentari: il Parlamento non ha mai lavorato con tanta intensità". La posizione del Movimento, ha concluso, "è chiara: 92 senatori, un terzo del Senato, è sul Presidente Conte. Non c'è un governo senza Conte Premier. Motivazioni reali di una crisi non ce ne sono".
Dopo i big, i gruppi minori - dal Maie al Centro democratico, passando per Leu e Psi - hanno sfilato ieri alla Camera per il secondo giorno di consultazioni. Al presidente incaricato hanno ripetuto come un mantra: ok al governo politico, ma a patto che a guidarlo sia Giuseppe Conte. Un solo nome per tutti, fatta eccezione per Iv che non ha fatto nomi né tantomeno ha posto veti.
Fico cerca dunque di ricucire la maggioranza tornando sui temi e sul programma: obiettivo, arrivare a un patto di legislatura per sminare la strada del Conte ter. Che in vista della deadline di domani- quando il presidente della Camera dovrà tornare al Colle per consegnare la propria sintesi - appare ancora irta di ostacoli. E con diverse incognite, compreso il nome di Conte, per quanto la maggioranza faccia quadrato attorno al premier dimissionario.
I rumors su Mario Draghi sono cresciuti a tal punto da costringere il Quirinale a una precisazione: "È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi". Un concetto che il primo dei responsabili, Bruno Tabacci, ripete subito dopo aver visto Fico, spiegando ai detrattori di Conte che se il tentativo del governo politico dovesse fallire la via maestra resta quella di un esecutivo del Presidente, che porti dritti al voto.
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