Sui monitor del Viminale, Matteo Salvini, torna a vedere un Mediterraneo pieno di navi di immigrati pronti a sbarcare nelle nostre coste: «Sentendo odore di porti aperti sono tornate in massa le nave delle Ong, sembra una regata velica, la Barcolana di Trieste». Tutta colpa del nuovo clima politico, dell'accordo di governo M5S-Pd alle porte, che il leader della Lega cerca strenuamente di impedire. Anche nel giorno del via al dialogo tra dem e 5 stelle, con l'incontro delle delegazioni parlamentari, Salvini non rinuncia a mandare il suo messaggio.

«Pur di evitare questo dico che le porte e le vie del Signore e della Lega sono infinite, perché rivedere al governo Renzi e Boschi non è accettabile», dice seduto sulla poltrona del ministero il leader del Carroccio. L'impressione, però, è che il resto della Lega, l'esecutivo giallorosso lo veda ormai «praticamente cosa fatta». A cominciare dal numero due Giancarlo Giorgetti che guarda il bicchiere mezzo pieno: «Perché chi sta all'opposizione non è un minorato mentale» e anche dall'opposizione la Lega «può svolgere un ruolo utile».

In verità Salvini non ha mai nominato la parola opposizione in questi giorni, perché ad oggi la sua mission è solo quella di impedire quello che bolla come l'inciucio tra ex alleati e il partito di Zingaretti. «O c'è un governo stabile, coerente e con una squadra nuova o si va diritto al voto. Noi abbiamo scelto di dare uno scossone», aggiunge ancora Salvini, che prova a derubricare con il termine scossone quello che ai più è sembrato uno degli tsunami più potenti mai visti abbattersi sulla politica italiana.

La diretta Facebook di ieri del Capitano è l'ultimo tentativo - fino al prossimo streaming - di resettare gli ultimi giorni, tornando a dare vita a un (nuovo) governo gialloverde. Tutto lo stato maggiore leghista sostiene la linea del capo. Noi siamo pronti a ripartire con questo governo, è il coro dei capigruppo Romeo e Molinari, ma anche dei governatori come Fedriga che assicura come «un governo giallorosso invece servirebbe solo a garantire una poltrona ai parlamentari che rischiano di non essere eletti».

Per Centinaio «c'è ancora possibilità di recuperare il rapporto coi 5 Stelle perché, oltre a Di Maio, ci sono una serie di esponenti del M5S che si ricordano bene del lavoro positivo che è stato fatto». Il ministro dell'Agricoltura sa che «la via è molto stretta, però se ci sono i tempi e c'è la volontà di sedersi attorno a un tavolo non ci sono problemi».

Ma lontano dalle sirene di Roma, Giancarlo Giorgetti guarda oltre: «Se andremo all'opposizione - dice dal Meeting di Rimini - svolgeremo ugualmente una funzione utile, qualora si formasse un governo dalla Boldrini a Casini». Certo, il sottosegretario di Palazzo Chigi si rammarica perché «i dieci punti indicati da Luigi Di Maio sono tutti parte integrante del contratto di governo con la Lega: cosa significhi questo non lo so, ma è un dato di fatto». Tornare indietro con M5s? «Di sicuro, così non si poteva andare avanti...».

Una ventata di realismo, che dietro le quinte viene condivisa, in modo un po' sommesso, dai parlamentari del Carroccio, che si potrebbero ritrovare presto sui banchi dell'opposizione. Ma per ora tutti aspettano che il Capitano prenda atto del nuovo governo - se arriverà davvero - per ordinare di battere in ritirata.