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I PERSONAGGI

Antonio Sticco, architetto del trasporto

«L’uomo ha inventato la ruota per trasportare cose e persone»

Antonio Sticco, architetto del trasporto

Antonio Sticco

Antonio Sticco, laureato in economia e commercio, è il fondatore della Sticco Speed srl di cui è amministratore unico. L’azienda è impegnata nel settore trasporti e spedizioni internazionali da due generazioni.

«Sono figlio di persone “antiche” e nasco al vico Santo Spirito di Palazzo 37. Mio padre durante la guerra era impiegato al Silurificio Italiano di Baia come addetto all’ufficio spedizioni. Il suo diretto superiore era lo spedizioniere Alessandro Monti, presente ancor oggi sulla piazza di Napoli come casa di trasporti attraverso i suoi eredi. Sono stato lavoratore studente perché sono andato a scuola alla loro riapertura quando finì la guerra. Le elementari le ho fatte presso il Margherita di Savoia a Sant’Anna di Palazzo. Ho ancora vivo il ricordo della spiacevole somministrazione in classe del disgustoso olio di fegato di merluzzo. Fortunatamente era mitigata dal fatto che ogni mattina mia madre immancabilmente acquistava una briosche o una graffe preparate da una friggitoria vicino alla scuola e che mi dava come merenda. Dopo le elementari mi iscrissi alla “Francesco de Sanctis” in Santa Maria in Portico dove conseguii la licenza di computista commerciale. La scuola era di fronte alla Rotonda Diaz e ogni tanto si faceva il classico “filone” per trascorrere una bella mattinata al mare con regolare tuffo nelle acque allora cristalline: erano altri tempi! Le superiori le ho frequentate all’“Armando Diaz” dove ottenni il diploma di ragioniere. Ma non mi accontentai perché mi iscrissi alla Federico II dove mi sono laureato in economia e commercio».

Figlio di persone antiche e lavoratore studente. Perché?

«Quando ho iniziato la mia avventura nel campo dei trasporti ho elaborato il motto “l”uomo ha inventato la ruota per fare trasporti” ed il mio obiettivo principale è stato quello di non deludere i nostri progenitori. Nell’agosto 1955, da adolescente, iniziai l’apprendistato come commesso di spedizioniere doganale. Quando sostenni il colloquio, il responsabile del personale mi chiese se fossi preparato in geografia e dovetti dire quali erano le capitali di diverse nazioni. Poi volle sapere quale fosse la scala dei pesi, in che cosa consistesse il commercio, cosa si intendesse per import ed export e che cosa fosse la merceologia. Risposi abbastanza bene perché il professore di computisteria ci aveva insegnato il significato di quelle parole. Infine volle sapere se conoscevo lingue straniere. Risposi che me la cavavo con il francese, ma lui mi rispose che non era sufficiente e che bisognava che imparassi bene l’inglese. Mi disse: “studialo”. Feci una buona impressione e venni assunto in prova».

Quali erano i compiti dell’apprendista?

«L’apprendista faceva di tutto: il fattorino, il disbrigo di pratiche amministrative proprie dell’ufficio di segreteria e varie altre attività. Un giorno il mio responsabile mi chiese di andare ad acquistare ghiaccio secco in una azienda alle spalle del corso Umberto e portarlo in porto per un carico su una nave destinata a Palermo. Fu uno dei vari incarichi un poco “strani”che mi furono affidati per verificare se avessi la volontà di imparare e fare esperienza. Pensai immediatamente che mi volessero fare uno scherzo e ritornai in ufficio e dissi che il ghiaccio secco si era bagnato e che quindi il fornitore non poteva darmelo. Altro che scherzo! Corsi il rischio di essere licenziato. Un altro episodio simpatico, che comunque attestava l’importanza fondamentale della conoscenza della geografia in quel lavoro, fu quando negli uffici di via Vespucci venne uno straniero e chiese a un altro apprendista in prova se fosse possibile spedire un pacco a Bombay. Il giovane collega gli rispose di no perché effettuavamo solo spedizioni all’estero. Lo straniero rimase sorpreso da quella risposta e solo dopo una serie di chiarimenti l’apprendista confessò che lui non sapeva che Bombey era in India ma aveva pensato che si riferisse a Pompei».

Superò il periodo di prova?

«Agevolmente e nel 1958 la filiale di Napoli della casa di spedizioni svizzera Jacky Maeder mi assunse con la qualifica di impiegato addetto al reparto esportazione settore terrestre e commesso doganale. Furono le prime esperienze nel settore dogana con l’espletamento di operazioni doganali per merce in esportazione. Si trattava di articoli di produzione artigianale campana come guanti, calzature, ceramiche, coralli, cammei, pelletterie, tessili».

Furono i prodromi della sua carriera di spedizioniere.

«Quel periodo rappresentò un vero tirocinio per partecipare agli esami di Stato per il conseguimento della patente di spedizioniere doganale. Superai brillantemente gli esami, tutt’altro che facili, e conseguii la patente: ha il numero 95/1960. Era novembre del 1960».

A che cosa serve questo documento?

«La patente di spedizioniere doganale è rilasciata dall’Agenzia delle dogane, sentito il Consiglio nazionale degli spedizionieri doganali. Abilita alla presentazione di dichiarazioni doganali sull’intero territorio nazionale ed è presupposto per l’iscrizione all’Albo professionale di categoria. In concreto mi permetteva di operare come intermediario tra colui che deve trasportare cose via terra, via mare o via aria, che si chiama committente o mandante, e colui che effettua il trasporto con mezzi propri o di altri, che si chiama vettore o trasportatore».

Quando iniziò la sua carriera di spedizioniere?

«Nel marzo del 1965 fui assunto dalla prima casa di spedizione della Campania, la “Arturo Dini trasporti e spedizioni” come responsabile del reparto doganale in tutti i settori dell’azienda che erano mare, terra e aereo. Avevo l’incarico particolare di seguire le procedure relative alla industrializzazione del Mezzogiorno e all’organizzazione per i trasporti eccezionali come forni, trattori e altro».

Come è stata quest’esperienza?

«Unica, eccezionale e fondamentale per la mia formazione che è alla base delle varie fasi del mio futuro percorso lavorativo. Infatti in tempi brevi trovai un’ottima occupazione».

Quale?

«Alla nascita dell’Alfasud a Pomigliano d’Arco, la casa di spedizioni internazionale Zust Ambrosetti con sede a Torino, tra vari candidati mi scelse come dirigente e direttore della sua filiale di Napoli. Nel 1988, però, una serie di avvenimenti, tra cui la vendita della Zust Ambrosetti alle Ferrovie francesi, portò alla chiusura di diverse filiali tra cui quella di Napoli. Dovevo essere trasferito o addirittura licenziato».

Che decisione prese?

«Ho sempre amato le sfide e mettermi in gioco. Mi sentivo responsabilmente pronto per mettermi in proprio e decisi di fondare un’azienda mia. La chiamai la Sticco Speed srl».

Di che cosa si occupa?

«La nostra attività è la specializzazione nel campo delle spedizioni. Ci definiamo “gli architetti del trasporto” perché curiamo le richieste e le necessità del cliente in maniera “sartoriale” portando a buon fine tutte le spedizioni affidateci. Siamo fautori della cosiddetta resa door/door, un sistema in cui un singolo soggetto si occupa dell’intero ciclo di trasporto, dal mittente al ricevitore, utilizzando anche più mezzi di trasporto». In quale ambito operate? «Nel settore marittimo, aereo, camionistico e in quello doganale. In ciascuno di essi abbiamo collaboratori specializzati ad hoc. I servizi comprendono le spedizioni in groupage e in contenitori completi».

Ci spieghi.

«Le prime, identificate con l’acronimo LTL, consistono nel raggruppare merci provenienti da clienti differenti ed effettuare un’unica operazione di trasporto. Si tratta di carichi di merci più piccoli che non richiedono l’intero spazio di un camion, ma sono troppo grandi per essere considerati pacchi. Le seconde, tecnicamente chiamate spedizione merci Full Container Load (FCL), rappresentano una soluzione logistica altamente efficiente che consente alle aziende di trasportare merci in un container dedicato. Questo metodo è ideale per le grandi spedizioni e il commercio internazionale e offre un modo sicuro ed economico per spostare le merci attraverso i confini. Ci occupiamo anche delle delicate operazioni di trasporto merci pericolose nel rispetto delle normative in vigore».

Nel 1996 il grande passo di affiancare al comparto spedizioni anche quello logistico.

«Mi considero un pioniere perché sono stato il secondo operatore portuale ad avere investito nell’interporto di Nola. Acquistai una “struttura” formata da oltre 2.200 metri quadrati destinati a magazzini coperti, 2.400 mq scoperti e 280 mq di uffici. I nostri magazzini nell’interporto sono dotati di autorizzazioni “di transito merce estera” e di deposito iva cioè “deposito fiscale iva privato e luogo approvato per l’esportazione”. Questo ci consente di garantire la massima celerità per le operazioni di sdoganamento della merce. I nostri servizi logistici assicurano tutta la catena dei trasporti. Corrispondenti in tutto il mondo ci permettono servizi celeri e costi competitivi. Abbiamo servizi diretti in Turchia, Libia e Nigeria. Questa realtà si identifica nel nostro motto “L’uomo ha inventato la ruota per fare trasporti, noi cerchiamo di non deludere i nostri progenitori”».

Il settore trasporti non si sottrae al difficile momento politico ed economico a livello mondiale, aggravato dalla recente “guerra” dei dazi. Che cosa fare?

«È una partita che si gioca sullo scacchiere delle grandi potenze mondiali. Da parte nostra non mancheremo di dare il contributo che ci sarà possibile dare. Certamente continueremo a chiedere incentivi e norme più chiare sulla formazione per avere risultati soddisfacenti soprattutto nel settore delle spedizioni internazionali. È, in ogni caso, fondamentale una maggiore collaborazione tra la maggior parte dei gruppi armatoriali e gli spedizionieri. Pandemia, digitalizzazione e riduzione della globalizzazione in certi mercati hanno spinto alcuni gruppi armatoriali e trasportistici a non delegare più a società di spedizioni, come la nostra, l’acquisizione dei propri traffici. È necessario invece tornare a una reciproca collaborazione nell’interese delle categorie del settore e della clientela».

Qual è il segreto del suo successo?

«Ho sempre preferito ascoltare e apprendere. Ho avuto tra i maestri grandi imprenditori, ottimi amici e persone serie e disinteressate e rispetto sempre le norme del buon vivere civile insegnatemi dalla mia famiglia».

Il tempo libero come lo occupa?

«Mi piace leggere soprattutto libri di storia, soprattutto sulla nostra città. Mi affascina l’arte presepiale e San Gregorio Armeno rientra tra le passeggiate cittadine che prediligo. Poi mi dedico al sociale. Ho ricoperto svariate cariche dal Consiglio professionale degli Spedizionieri Doganali alle associazioni di categoria Fedespedi, Confetra, Unione Industriali e Camera di Commercio, Porto di Napoli. Poi faccio volontariato attraverso i Lions International».

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