Napoli. O “il Napoli”. Due entità che oggi appaiono più che mai sovrapponibili. È da settimane che la città si è lasciata travolgere da un entusiasmo irrefrenabile, dal desiderio spasmodico di festeggiare quel traguardo atteso da tempo. Che per Napoli e i suoi abitanti il calcio sia una “malattia” è innegabile; talvolta sono proprio i risultati calcistici a determinare l’umore del popolo. Per i napoletani lo scudetto non è solo un pezzo di stoffa tricolore ma un vero e proprio simbolo di riscatto sociale. Secondo quelle connessioni partenopee che uniscono il sacro al profano, tutto questo è stato possibile anche grazie al flusso benefico di Maradona, ormai novello San Gennaro, a cui il popolo si affida per chiedere che si realizzino i risultati calcistici sognati. Come in una scenografia infinita, tutti i simboli legati alla prossima vittoria del Napoli hanno invaso il complesso reticolato dei vicoli rendendoli ancora più intensamente identitari, seguendo una ritualità che sembra aver messo da parte la proverbiale scaramanzia partenopea. Protagonista della festa è dunque non solo la formidabile squadra di Spalletti ma anche il tessuto urbano che è diventato vera e propria meta di pellegrinaggi. Non è dunque da escludere che questo evento diventi oggetto di una produzione cinematografica che ne raccolga gli umori e ne rafforzi il ricordo. In realtà questa operazione “memorialistica” è già stata realizzata in occasione del primo scudetto (1987) con “Quel ragazzo della curva B” un film che narra le luci e ombre di una città dall’animo fortemente competitivo. La pellicola è ricordata soprattutto per la canzone “Napoli” scritta e cantata da Nino D’Angelo, divenuta immediatamente l’inno ufficiale della vittoria. Ma echi delle imprese, talvolta memorabili, del Calcio Napoli riverberano anche in altre produzioni di matrice calcistica: una delle primissime è “Milano miliardaria” un film del 1951 diretto da Metz, Marchesi e Girolami. La storia, il cui fil rouge è costituito da scommesse sempre più bizzarre, propone la sempiterna competizione sportiva tra nord e sud, in particolare tra le squadre dell’Inter e Napoli qui impegnate in un’importante partita di campionato. Al 1953 risale la pellicola “La domenica della buona gente” che, sotto la direzione di Anton Giulio Majano, racconta le tragicomiche vicende di un ex calciatore. Fa da sfondo all’intera storia la partita Roma-Napoli. Basato su un agguerrito campanilismo condito da tematiche shakespeariane, il film “I prepotenti” (Amendola, 1958) parte proprio dalla partita Napoli-Roma dove si conoscono e si innamorano due giovani scatenando le ire dei rispettivi genitori, il napoletano Nino Taranto e il romano Aldo Fabrizi. Nino Manfredi invece precetta proprio tra le curve del San Paolo la manovalanza per il colpo che sta orchestrando ai danni del tesoro di San Gennaro (“Operazione San Gennaro” - Risi, 1966): le inquadrature del campo da gioco appartengono alla vera partita avvenuta nel campionato 1965/1966 tra Napoli e Inter, che ne uscì sconfitto. Le azioni della squadra partenopea trovano spazio anche nelle produzioni sexy degli anni Ottanta con “Paulo Roberto Cotechiño, centravanti di sfondamento” (Cicero, 1983) in cui Alvaro Vitali interpreta un improbabile calciatore italo-brasiliano che milita nel Napoli. Nino D’Angelo, consacrato da “Quel ragazzo della curva B”, ripropone in “Tifosi” (Parenti, 1999) le indimenticate follie calcistiche: questa volta è un ladro che, inconsapevolmente, ruba in casa di Maradona.