Intervistato da Canale 21, l'avvocato esperto di diritto sportivo Eduardo Chiacchio ha chiarito una sua intervista a Tuttosport: "Per le plusvalenze c'è stata già una sentenza, la Procura Federale chiese nei confronti della Juve e di altre società un'ammenda più o meno grave in base al numero e la gravità delle operazioni. La sentenza dice che non è possibile dare un valore ad un giocatore e quindi non si può condannare una società per la valutazione data ad un giocatore, il Procuratore federale ha impugnato e la Corte d'appello in secondo grado ha ritenuto che la sentenza fosse in linea con gli orientamenti giuridici rigettando il ricorso. Tutti gli atti ed i documenti della giustizia sportiva esaminati nei due gradi non sarà possibile riesaminarli. Tutti i fatti nuovi, i documenti nuovi non conosciuti agli organi di giustizia sportiva possono essere oggetto di un nuovo esame.

In merito all'intervista rilasciata a Tuttosport: sulla rinuncia agli stipendi, gli importi sarebbero poi stati inseriti successivamente in altre annate, alcune volte tramite i procuratori o allungamenti contratto. Io dicevo che la pratica di rinuncia agli emolumenti è adottata da molti club, soprattutto nei campionati minori, i dirigenti chiedono una negoziazione ai giocatori che va formalizzato dinanzi al sindacato anziché è nulla. Il calciatore liberamente può fare una rinuncia e non c'è nulla da dire, è lecito. Può esserci un prolungamento contratto, inserire gli importi nelle annate successivamente, è frutto di una libera negoziazione. Il problema nasce quando l'operazione è dolosa perchè il giocatore rinuncia dopo un accordo che aggira le norme, nel caso della Juventus leggiamo addirittura di scritture private e si capisce che l'atto non è frutto di una libera negoziazione, ma racchiude elementi da chiarire e se queste scritture non sono state depositate il reato sportivo in quel momento esiste!".