Il rapporto con De Laurentiis, la competenza del tifoso napoletano, l'addio doloroso a ex giocatori del calibro del "Comandante", il feeling con i nuovi e la voglia dio creare un rapporto solido con il gruppo anche per trasmettere con facilità idee e ore di studio in campo. C'è tutto questa e anche altro nell'intervista con Luciano Spalletti di "Linea Diletta" per Dazn Heroes. Il tecnico del Napoli si racconta dall'agriturismo di famiglia nel cuore della Toscana, partendo dal suo modo di allenare e di vivere la squadra.

"Io studio tanto e propongo soluzioni ai ragazzi. Li ascolto tanto, però poi ci vuole quella fantasia, quella creatività che solo un ambiente tranquillo ti permette di avere - pensando di poter realizzare qualcosa che assomiglia a un sogno - ma poi ci vuole anche quell'esecutività pratica del fare in campo. Se riesci a combinare queste due dimensioni, si possono raggiungere tanti risultati importanti". E per farlo serve anche avere un rapporto solido con la squadra e magari un gruppo WhatsApp può aiutare. "Ovviamente quando si mette mano ad una squadra in maniera così drastica ci vuole tempo, tempo per far crescere i nuovi leader di questo Napoli". 

"Abbiamo già Di Lorenzo, Anguissa, Rrahmani, Osimhen stesso deve diventare un punto di riferimento, gliel'ho già detto perché con i ragazzi abbiamo un gruppo WhatsApp in cui parliamo e ci confrontiamo in maniera diretta, il gruppo WhatsApp si chiama 'sarò con te', io l'ho usato specialmente nel momento in cui non potevo essere presente alle partite a causa del Covid - spiega Spalletti -. Mi ricordo la partita in trasferta contro la Juventus, io avevo espresso ai ragazzi, tramite un messaggio, tutto il mio supporto e il fatto che fossi contento che potessero giocare quella partita, si erano allenati bene e avevano il desiderio di giocare".

In quel Napoli c'era un Koulibaly che a Spalletti manca e avere la sua maglia nell'importante collezione che possiete il tecnico azzurro non basta: "Ho una collezione di magliette di tutti i giocatori che mi hanno stupito ed emozionato: se dovessi sceglierne tre direi De Rossi, Salah, Koulibaly, sono tre giocatori straordinari... Koulibaly è stato fin dall'inizio il vero influencer dello spogliatoio, il comandante, per me è come aver perso un collaboratore, con la sua voce e la sua prestanza fisica era come avere un allenatore in campo, voleva sempre recuperare palla alta, urlava sempre 'mangia! mangia' per dire di mangiare campo, attaccare. Quest'anno sarebbe stato capitano".

E invece Kalidou ha scelto Londra, il Chelsea e la fascia passerà sul braccio di Di Lorenzo. "E' stato facile dargli la fascia perché ha equilibrio, ha la qualità di relazionarsi coi propri compagni ma anche coi propri avversari, gode del rispetto dei suoi compagni ed è molto importante".

Rispetto che c'è anche tra lo stesso Spalletti e il presidente De Laurentiis. "Scommettevano che sarebbe stata dura arrivare fino alla fine della stagione invece abbiamo trovato un equilibrio: spesso ci incontriamo e c'è un buon dialogo, siamo di quelli a cui piace dirsi le cose in faccia. Lui forse più di me, perché è un presidente tosto".

Quest'anno gli ha regalato un giocatore che di talento ne ha e che con Spalletti può fare il salto di qualità: "Kvarastskhelia, o Kvara come lo chiamo io, col numero 77, è entrato a far parte della nostra squadra, è andato a sostituire un campione quindi ci aspettiamo tanto da lui. Quando Insigne mi ha chiesto di andare via quest'anno, ovviamente gliel'ho concesso; anche io quando sono andato in Russia nel 2009 avevo la sua stessa curiosità di incontrare contesti nuovi, nuove culture, nuove esperienze". 

Sarà Kvara a prendere il posto del capitano nello schema di Spalletti. "Si ripartirà dal 4-3-3 che abbiamo usato spessissimo l'anno scorso, sperando che ci dia la possibilità di fare un gioco che sia apprezzato dal pubblico del Napoli, perché i tifosi del Napoli sono esperti di calcio, hanno visto giocare il migliore di tutti, Maradona, non puoi nascondergli nulla: ti sgamano subito".

Motivare il gruppo e trasmettergli fiducia è una delle doti di Spalletti. "Far credere ai giocatori di avere delle qualità forse anche superiori a quelle che sono convinti di avere diventa lo sbocco per diventare squadre fortissime".

Tornando alla storia delle magliette e dei giocatori che hanno avuto un impatto importante nella carriera di Spalletti, non può mancare il nome di Francesco Totti. "Ovviamente ho tutte le sue magliette, per me è stato un calciatore fondamentale, come apporto alla squadra, come personalità, come forza di tirare dentro lo stadio durante le partite. Io mi innamoro dei miei calciatori, per me è un sogno diventato realtà poterli allenare e vivere le partite con loro".

Eppure gli ultimi mesi della lunga storia con Totti, iniziata e andata avanti in maniera eccellente per anni, non sono stati positivi nè facili. "Non è mai stata la mia intenzione fare un torto a Totti, io ho fatto delle scelte per portare la Roma ai vertici della classifica, era una squadra con giocatori come Keita, Maicon, Strootman, De Rossi, se io non avessi fatto la cosa giusta non saremmo mai arrivati davanti al Napoli e secondi in classifica in quella stagione lì. Mi dispiace perché io con Totti ho avuto un bellissimo rapporto", assicura Spalletti.