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«Fondi Ue spostati da un territorio a un altro e senza strategie»

Opinionista: 

I l Presidente De Luca, come sempre esplosivo, nel corso dell’assemblea per l’insediamento degli organismi rappresentativi della neonata Camera di commercio Irpinia Sannio, punta il dito contro la spesa clientelare, che disperde risorse in mille rivoli, promette maggiore attenzione alle aree interne e disegna la strategia di uscita dalla crisi idrica campana a partire dalla Diga di Campolattaro. Dubito che il Governatore abbia voluto gettare fumo, ma non mi è chiaro come tali affermazioni si concilino con alcune scelte operate di recente. Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un trafiletto su una delibera della Giunta Regionale della Campania avente a oggetto un cambio di destinazione di circa 300 milioni di risorse del FSE e del FESR. La cosa mi ha colpito. Mi sembrava una notizia, ma nessuno ha dato seguito. Andando ad approfondire ho scoperto che la delibera in questione è la n. 277 del 27 giugno scorso, con la quale l’esecutivo definanzia 29 interventi (Allegato A) per riprogrammarne 91 (Allegato B), redistribuisce le risorse tra settori di intervento e aree tematiche e le sposta da un territorio a un altro. Non una cosa da poco, ma una modifica sostanziale della visione del territorio disegnata nel 2013 con i grandi progetti inseriti nell’Agenda 2014/20. Non è facile capire il valore delle scelte operate con l’atto deliberativo citato, al di là del fatto che, come al solito, la motivazione è che ci sono “interventi in ritardo di attuazione” e si rischia di perdere i finanziamenti Ue. Per fare un esempio: Benevento aveva circa 22 milioni per lo Stir di Casalduni e per il Collettore Arpaia Forchia, gliene vengono riassegnati circa 9 per il Depuratore cittadino; Salerno aveva 7 milioni circa per un impianto di regimentazione delle acque, gliene vengono riassegnati più o meno 70 per parcheggi, impianti sportivi, scuole, riqualificazione aree di Costa, etc.. È una delibera triste, che contiene in sé la dichiarazione di un fallimento e un sentimento di rassegnazione. La prima considerazione è che l’esecutivo regionale, in netta controtendenza con quanto dichiara il Presidente De Luca, rinunci a investire le risorse per spenderle senza una strategia. Tanto fa utilizzando la via di fuga dei c.d. progetti sponda. Si arriva a fine programmazione per prendere atto che le opere in agenda non sono realizzabili, tirando fuori dai polverosi cassetti vecchi progettini sui quali dirottare le risorse, così consegnando le grandi opere necessarie a un incerto futuro. È un po’ come nel gioco delle tre carte: “un esercizio di abilità e di elusione che fornisce lo schema generico per risolvere un enigma criminoso consistente nel nascondere ostentando.”. Malvaldi docet! La seconda riflessione riguarda il tema antico, eppure molto attuale, della inadeguatezza degli enti locali a rispondere ai tempi e alle condizioni delle agende europee. Tutti lo sanno ma nessuno se ne occupa. La Regione è Autorità di Gestione, cioè ha il compito di monitorare l’andamento dei progetti. Perché si accorge solo alla fine che è tutto fermo e non agisce per porvi rimedio? La terza questione, quella più preoccupante, tocca la indifferenza rispetto ai problemi che affliggono il nostro territorio, dei quali si prende atto “ragioneristicamente” senza dar conto di cosa sia stato fatto per affrontarli. Dei 29 interventi previsti a inizio programmazione e oggi rinviati “a data da destinarsi”, 12 riguardavano altrettante bonifiche, tra le quali anche quella della ormai nota Terra dei Fuochi. 7 progetti investivano risorse su progetti di recupero di risorse idriche e di razionalizzazione della distribuzione delle stesse e 6 su impianti di trattamento rifiuti. Molte di queste opere erano già state trascinate dalla programmazione 2007/2013 alla 2014/20 e ora vengono spostate sulla 2021/27. Peraltro, in piena crisi idrica e ambientale, stride distogliere risorse dall’obiettivo “Ambiente e territorio” per dirottarle su altri obiettivi. E c’è un tema nel tema: il De-Finanziamento della Diga di Campolattaro. Un’opera di interesse regionale, che sembrava finalmente arrivare dopo decenni al traguardo, proprio nel momento in cui è forte la domanda della risorsa acqua per uso irriguo e invece …Lo schema adottato purtroppo fa torto al racconto deluchiano di una Campania che ha invertito la tendenza e fa vacillare la prospettiva di una Regione che si candida a essere snodo dei Sud dell’Europa e hub del Mediterraneo. Il ritmo non è quello giusto per stare al passo con le sfide della sostenibilità, della digitalizzazione e della crescita. E soprattutto non è il passo che il Governatore-Sceriffo aveva promesso e continua a promettere. Spero arrivi una spiegazione.