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“Medicina difensiva”: cambio di passo per le liste d’attesa

Opinionista: 

Comincia a delinearsi la manovra a tutto campo che il governo Meloni sta lanciando per scuotere il corpo molle della sanità pubblica italiana, quello che accumula deficit, perde efficienza verso i pazienti e al tempo stesso lascia frustrati e risentiti dirigenti medici e personale sanitario. Si è riunita nei giorni scorsi, per la prima volta, la Commissione sulla colpa professionale medica per affrontare e sciogliere il terribile accrocco della "medicina difensiva", di cui ci siamo già occupati la scorsa settimana. «Il nostro impegno e la nostra responsabilità – ha spiegato il presidente della Commissione Adelchi d'Ippolito - è equilibrare la garanzia completa al paziente, che deve accostarsi alla sanità sapendo di essere tutelato anche sul piano giudiziario, e la serenità del medico che non deve temere ogni volta di finire sotto inchiesta senza un fondato motivo". È questa una delle priorità del ministro della Salute, Orazio Schillaci, impegnato a limitare il fenomeno delle denunce temerarie contro i medici: "Altrimenti - spiega l'ex rettore di Tor Vergata - non fermeremo la piaga della "medicina difensiva", che porta spesso a esami e analisi inutili prescritti solo per tutelarsi da eventuali querele. Anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, aveva spiegato: «Il malato è la prima vittima della "medicina difensiva", diventata una zavorra per l'operatore sanitario, che ha il diritto di lavorare in tranquillità, e per il malato, che ha il diritto di non essere sottoposto a esami inutili e costosi». Al di là dei singoli aspetti soggettivi i numeri sono impressionanti: sebbene solo il 2% dei procedimenti si concluda con una condanna dei vari operatori, medici intimoriti continuano ad aprire l'ombrello della diagnostica a raffica per ripararsi dalla pioggia permanente delle querele inutili. Centinaia di migliaia di esami non necessari da una parte bruciano ogni anno 11 miliardi di euro all'anno, un centesimo dell'enorme budget del sistema, e dall'altra parte ingolfano le liste d'attesa, penalizzando gli utenti effettivamente bisognevoli di accertamenti diagnostici. Quello delle liste d'attesa è un altro terreno investito dallìiniziativa governativa. Con il decreto Milleproroghe, infatti, sono stati stanziati ben 380 milioni di euro ma, come ha avuto modo di sottolineare il ministro Schillaci in sede di question time parlamentare la scorsa settimana, "è inaccettabile che ci siano regioni che hanno già impegnato questi fondi e altre che restano invischiate in ritardi, lungaggini, giri di parole". “La sanità che abbiamo trovato - ha sottolineato per l'occasione il ministro della Salute - è ingolfata, non certo per il Covid, che ha solo mostrato le debolezze di un sistema disorganizzato e, spesso, lontano dall'articolo 32 della Carta costituzionale. Le lunghe attese e le rinunce dei cittadini sono il sintomo di un sistema che ha nelle sue cause la disorganizzazione ed è qui che interverremo".