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Abusi e abbattimenti: la strage degli innocenti?

Opinionista: 

Anche questa settimana fa registrare nuovi dolorosi eventi nella tragedia che riguarda centinaia di migliaia di cittadini campani. È il dramma degli abbattimenti di immobili che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono interessati da abusi edilizi di ridotta entità o dai cosiddetti abusi di necessità. L’episodio più eclatante è certamente quello che ha riguardato la demolizione della casa in cui, per tutta la vita, hanno abitato fino a qualche giorno fa la famiglia dell’attore Davide Marotta, che molti di noi ricordano come Ciribiribì Kodak. Si tratta di un’abitazione che in parte risaliva addirittura al 1860, ma sulla quale pendeva una sentenza di abbattimento resa nel 1999. I giudici napoletani, a fondamento della loro decisione, avevano posto il diniego al condono reso dal Comune dI Napoli - dopo aver incassato e trattenuto i relativi cospicui oneri - alla richiesta avanzata da Marotta per la presunta insanabilità degli abusi che sarebbero stati realizzati. In realtà, nel frattempo, il TAR aveva accolto il ricorso presentato da Marotta, ordinando al Comune di ripetere l’istruttoria perchè fondata su motivazioni errate. Ma è entrato in gioco un altro elemento fondamentale in quello che ormai si può definire un vero e proprio gioco al massacro: l’indifferenza della burocrazia, in questo caso quella di Palazzo San Giacomo, che in oltre 4 anni non ha mai provveduto a dare seguito alla sentenza del Tar. E così, mentre il fascicolo del povero Marotta restava coperto di polvere, la Procura Generale di Napoli ha deciso che, a suo avviso, era tempo di far abbattere tutto. A nulla è valsa la mobilitazione dell’opinione pubblica e nemmeno il tentativo del bravo avvocato di Marotta di ottenere una sospensione in attesa che i tecnici comunali si degnassero di fare il loro lavoro. A questo proposito, da giurista mi permetto di dire che in vicende come questa - che toccano l’inalienabile diritto alla casa - non dovrebbero mai mancare la saggezza e l’equilibrio, indispensabili all’esercizio della funzione giurisdizionale. C’è da chiedersi, ad esempio, dove fosse l’urgenza di far intervenire a tutti i costi le ruspe per una abitazione in una strada di periferia in cui, tra gli altri, vivevano Marotta, persona affetta da nanismo e da invecchiamento precoce, e sua madre, quasi novantenne e invalida. Allo stesso modo deve far riflettere, in termini di necessità di buonsenso e di prudenza, una recente sentenza della Corte di Cassazione intervenuta per annullare un altro provvedimento di abbattimento reso dalla medesima magistratura napoletana ma che si è rivelata purtroppo inutile perchè, ancora una volta, non si era voluto attendere e anche in quell’occasione una casa è stata tirata giù e varie famiglie sono finite per strada. Vicende come queste portano a un naturale altro interrogativo: chi restituirà il loro tetto alle persone che l’hanno perso per sempre? Vale la pena ribadirlo, qui non si parla di speculazioni edilizie effettuate per arricchirsi, dell’azione di palazzinari senza scrupoli, né di ecomostri, ma di modeste case in cui le famiglie vivono da decenni e di abusi che addirittura sono stati spesso favoriti da norme anacronistiche, dal cinismo ipocrita delle sinistre - come dimenticare il “no” al condono nazionale del 2003 proclamato per la sola Campania dall’allora presidente Bassolino - e da oltre 40 anni di burocrazia esasperante. La stessa che troppo spesso cammina insieme all’inefficienza degli addetti degli uffici comunali e all’indifferenza dei funzionari delle Soprintendenze, col risultato che decine di migliaia di istanze di condono letteralmente giacciono. Eppure, per avviare quelle pratiche, i cittadini hanno persino pagato, e non degli spiccioli, ma questo purtroppo, è soltanto uno dei tanti danni collaterali per chi è vittima della roulette degli abbattimenti. È contro questa situazione paradossale e dalla preoccupante ricaduta sociale ed economica (per di più in un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo), che combatto da molto tempo e continuerò a combattere. A livello nazionale, c’è l’impegno assunto, su mia spinta, dall’intero centrodestra e si sta lavorando per intervenire con un provvedimento normativo per fermare le ruspe e affrontare, una volta per tutte, in maniera efficace, la questione del condono degli abusi edilizi di necessità in Campania. Una questione che la maggioranza, in Regione, ha invece preferito ignorare, rendendosi complice del problema; ha preferito nascondersi, lavarsene le mani, avere un comportamento imbarazzante, mosso esclusivamente da logiche di partito, accampando perfino la scusa della difesa dell’ambiente. A questa maggioranza - e ai tanti benpensanti superficiali - torno pure a porgere un interrogativo: in che modo l’imponente quantità di materiale di risulta che proviene dalle abitazioni abbattute nelle nostre drammatiche periferie contribuirà a migliorare lo stato dell’ambiente nella nostra regione? E comunque i tantissimi soldi pubblici che serviranno per il suo smaltimento non si potevano investire per scopi più utili alla collettività? So bene che non ci sarà risposta a questa domanda, ma non importa, noi che abbiamo a cuore il destino del Nostro Posto, e di mezzo milione di campani in difficoltà, andremo avanti per sostenerli, difenderli, per provare a vincere questa battaglia di civiltà. Noi non molliamo.