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Apple, un’opportunità non è “Babbo Natale”

Opinionista: 

Dagli anni Ottanta, da quando ci furono le dismissioni delle Partecipazioni Statali, a Napoli c’è stato uno stillicidio ininterrotto di abbandoni, di chiusure di aziende, a volte repentine, spesso graduali, per non dare nell’occhio, perché molte beneficiarie di aiuti di Stato. Il resto - il fuggi fuggi generale - lo hanno fatto gli alterni cicli economici e politici, con la mazzata finale dell’11 settembre, tragica causa di una crisi globale che ha infiacchito paesi forti. Si può immaginare il nostro Sud, che non lo è mai stato. Successivamente un welfare non finalizzato a ricomporre ma a cronicizzare talune vertenze ha creato solo palliativi grazie a uno stato assistenziale senza prospettive. E si è visto come. Era naturale che l’annuncio di Apple, colosso californiano dell’informatica, di aprire a Napoli la sua prima “casa europea” suscitasse corale soddisfazione. Hanno fatto bene alcuni commentatori a sottolineare che la sua portata in un’area, come quella napoletana da tempo boccheggiante, può essere paragonabile alle attese che suscitò, agli inizi del secolo scorso, l’insediamento dell’Ilva Italsider. È bastato, però, che mister Cook mettesse le carte in tavola, annunciando che il Centro farà formazione non assunzioni, per mutare il trionfalismo in catastrofismo e far passare la vicenda come un grande bluff. Colpa dei vertici di Apple che non sono stati chiari nel dire che non sarebbe arrivato Babbo Natale o colpa dello sponsor, la presidenza del Consiglio, che ha fatto intendere che sarebbe arrivato e come? Noi propendiamo per la seconda ipotesi, anche se dobbiamo dire che è quella, cui abbiamo abboccato facilmente anche noi, non perché crediamo in Renzi, tutt’altro, ma per quella maledetta, storica tara di tipico stampo meridionale di attendersi sempre un “Deus ex machina” come risolutore di secolari grane. Legittima la denuncia di Mara Carfagna che chiede chiarezza su tutta questa vicenda, altrettanta quella di chi teme le classiche “nozze con i fichi secchi”. Una cosa però non bisogna fare rinfocolare polemiche, che potrebbero anche spingere il colosso di Copertino a fare retromarcia. Chiediamoci piuttosto fino a che punto siamo noi attrezzati nel far meglio fruttare questo investimento, che tale resta. Oggi il capitale più importante e prezioso è una buona formazione. Quante volte ce lo siamo detto? Nel momento in cui arriva a farla il “top della informatica” della tecnologia avanzata mondiale cogliamo almeno questa opportunità. Mentre in Italia è polemica, guarda caso, in queste ore si viene a sapere che la metà dei ragazzi italiani, impegnati nei progetti di formazione Erasmus riceve un’offerta di lavoro all’estero dopo gli stage. Vogliamo noi vanificare una opportunità come quella di Apple? Non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca. Meglio faremmo a creare un clima favorevole, ricordando che, nel 1998, una cinquantina di investitori emiliani pronti a puntare miliardi di lire a Napoli est, furono poi costretti a scegliere la Basilicata a causa di oggettive difficoltà logistiche e anche d’altro, che il candidato sindaco nel Pd Bassolino, non ufficiale del Pd, conosce molto bene.