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Assistiamo ad un suicidio azzurro non assistito

Opinionista: 

Oggi allenamento a porte aperte al San Paolo riservato ai soli abbonati: il clima non sarà certamente quello auspicato da chi per la prima volta avrà la possibilità di vedere senza pagare un extra i beniamini in maglietta e pantaloncini. Stadio chiuso ai media. Il mitico tg sovietico Vremia aveva lunghi brani di musica classica al posto della pagina di reportage internazionale. Ma erano altri tempi: o no? L’atollo azzurro è giungla avvelenata, ormai: tutti contro tutti. Un momento di rara tensione, con uno scontro aperto e plateale tra squadra e proprietà. Crisi iniziata quando il presidente de laurentiis in occasione della gara di andata a Salisburgo attraversò la siepe di microfoni senza remore: Mertens e Callejon attratti da marchette cinesi, De Laurentiis dixit. E poi insigne brontolone e poco capitano come esempio. Nelle squadre, che non sono fabbriche di tondini di ferro, gli equilibri sono sottili, ogni mattina un allenatore deve sincronizzare 50 teste tra squadra, staff e galassia collegata. Il momento ondivago, non esaltante, ha indotto il patron a usare il pugno di ferro alla vigilia della sfida Champion, ritenuta delicatissima, con l’annuncio del ritiro sino alla gara col Genoa di sabato. “Non sono d’accordo”, ha ribattuto ancelotti, accigliato come mai, delegittimato come mai. In una società priva di un dirigente capace di collegare vertice e base, la partita generosa contro gli austriaci ma senza vittoria non ha chiarito le idee, tutt’altro. L’impegno era legato ad una buona partita, che i calciatori pensano di aver ben disputato mentre evidentemente la ricetta anti ritiro era identificabile per la società nei soli tre punti. Da qui il caos: presidente che conferma il ritiro, calciatori in auto verso casa, solo Ancelotti a Castelvolturno. Aziendalista e comunque col suo gesto capace di evitare l’irreparabile, anche se pochi ci hanno riflettuto. Non un crumiro ma un sussulto di rispetto delle regole, ancorché primo mortificato in classifica dei reprobi. Cancelli sbarrati ieri alla ripresa degli allenamenti ma la situazione è da commedia all’italiana legata al pallone: il borgo azzurro fa uscire miasmi avvelenati. Inaspettato tutto ciò’ appena a novembre, con tre fronti ancora aperti. Ma in casa Napoli non è certamente il senso della misura il particolare rivelatore, evidentemente. Lo scenario oggi vede Ancelotti delegittimato ma investito del ruolo di garante delle disposizioni societarie. Il club ha comunicato che saranno perseguiti ai sensi della legge i disertori. L’ho scritto e detto più volte, solo perché ho fatto tesoro di tanti insegnamenti: senza struttura non si vince. Una società è tale nell’articolazione non nell’occupazione delle poltrone.