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Austria: brogli, menzogne e silenzi

Opinionista: 

“Apensare male del prossimo si fa peccato ma ci s’indovina” è un vecchio proverbio, riportato già dal Giusti nella propria raccolta, ma reso celebre da Giulio Andreotti. Le vicende austriache confermano la verità di quest’adagio: anch’io, come tanti, ero rimasto insospettito dal sorpasso postale del candidato sostenuto dai partiti sconfitti, dagli opinion maker italiani ed europei e dal mondo islamico. Ora la suprema magistratura austriaca, accogliendo il ricorso del partito nazionalista di Hofer, ha annullato il ballottaggio, riconoscendo la sussistenza di molteplici e gravi irregolarità nello scrutinio, con particolare ma non esclusivo riferimento al voto per posta. La Corte non ha parlato di brogli, ma è facile intuire che le irregolarità erano indecenti e non soltanto formali, al punto da indurre giudici espressi dal regime a una così grave e inconsueta decisione. L’Austria, evidentemente, non è l’Italia, ove monarchia sabauda e repubblica si legittimarono con plebisciti e referendum da teatro dell’assurdo. Il sistema mediatico nostrano, ovviamente, non ha dato alla notizia il risalto che meritava. Si tratta, invero, del secondo pesante ceffone, dopo la Brexit, al burosauro che ha le sue tane a Bruxelles e a Strasburgo ed ai suoi padroni palesi e occulti. A proposito della Brexit, è divertente notare come le catastrofiche previsioni sulla finanza inglese dopo il voto antieuropeo si siano rivelate assolutamente fasulle: le borsa di Londra non soltanto ha perso, nell’immediato, molto meno delle consorelle continentali, ma ha avuto un immediato recupero: la Gran Bretagna, insomma, non sembra danneggiata dal divorzio annunciato, mentre l’Eurabia ne soffre. Farage ha vinto la sua lunga battaglia e progetta di ritirarsi dalla politica, Juncker perde le staffe e la Merkel prova a salvare il salvabile, perché Quarto Reich uber alles. Le vicende europee, però, sono una commedia rosa rispetto a quanto succede altrove, dove imperano i buoni musulmani “moderati”: a Dacca, ad esempio, ove fra le vittime di Allah figurano dieci italiani, ivi compreso un bambino non ancor nato. A lui non hanno potuto chiedere, come alle altre vittime, di recitare il Corano; ma la madre non aveva il velo e tanto bastava per sgozzarla uccidendo lei e la creatura che portava nel grembo. Ridicola la reazione delle nostre istituzioni, che si limitano a proclamare giornate di lutto: si vede che il mitico Regeni, per il quale si è scatenato l’inferno diplomatico e il suicidio economico, valeva assai più di dieci italiani che non se l’erano andata a cercare. Il sistema mediatico, una volta tanto, non è riuscito a far finta di niente: anche gli organi di regime hanno dovuto finire per ammettere che la religione c’entra, e come! Si dà il caso, infatti, che le belve assetate di sangue non erano poveri fedayn maltrattati e assetati di vendetta, ma benestanti e colti figli di papà, istigati da un docente della loro università alla bestiale violenza in nome di Allah. La strage era stata annunziata e le autorità locali nulle hanno fatto per evitarla: l’Italia, però, non ha richiamato l’ambasciatore, non ha protestato, non ha inviato poliziotti e magistrati per appurare formalmente la verità (sostanzialmente palese a tutti). I “musulmani moderati”, come sempre, brillano per il loro silenzio: proverbialmente “chi tace acconsente” e come non acconsentire se gli stragisti esperti in lettura coranica hanno correttamente applicato i dettami del “Libro”, pur non ricercando il martirio (e che, so’ sciémi?) come i loro fratelli meno ricchi e istruiti, che (quando non possono stuprare donne infedeli) hanno bisogno di andare nell’aldilà per trovare un sufficiente numero di vergini arrapate. Fra tutti i silenzi, però, ce n’è uno che non riesco proprio a sopportare: quello del nostro Papa Francesco che, nel suo particolare amore per musulmani e luterani, ha deplorato l’accaduto senza lasciare in alcun modo intravedere la matrice islamica dell’orrendo crimine. Va bene che dobbiamo amare i nemici e porgere l’altra guancia: ma non sarebbe il caso di amare anche gli amici e i fratelli in Cristo e condannare l’errore che ispira i malvagi?