Bagnoli, promesse e posti di lavoro
Che non sia l’ennesimo bluff. Ogni volta che c’è un voto, c’è sempre qualcuno che ci ricorda quanti soldi ci sono da spendere. Renzi non fa eccezione. La passeggiata del premier a Napoli nel pieno di una campagna elettorale di fatto già cominciata, allunga l’ombra dell’opportunismo su una partita, quella per Bagnoli, sulla quale la città resta inchiodata dov’è da circa 25 anni: agli annunci. Renzi non ha fatto altro che recuperare vecchi progetti, riverniciandoli e presentandoli come «una grande rivoluzione». Ma ha dimenticato la cosa più importante: spiegare perché stavolta - a differenza del passato - dovrebbero essere realizzati. Il quadro di contesto, infatti, è rimasto desolatamente invariato. Ciò che Renzi chiede è l’adesione a una sorta di dogma: “Siccome ci sono io, si farà”. Disgraziatamente è lo stesso atto fideistico che il premier, non più tardi dell’estate scorsa, chiese ai meridionali nell’annunciare lo stanziamento di «un piano da 100 miliardi per il Sud». Otto mesi e un bel po’ di chiacchiere dopo, la realtà si è incaricata di svelare cosa davvero ci fosse dietro quell’ennesima, fantasmagorica promessa: una balla. Una colossale balla. La speranza è che ora non accada lo stesso su Bagnoli. Tuttavia, il fatto che il sindaco de Magistris abbia dichiarato che Renzi ha accolto tutte le sue istanze e proposte, e che il premier non l’abbia smentito, dimostra quale grado di esilarante commedia abbia raggiunto il confronto politico sul tema. Insomma, il Governo avrebbe nominato un commissario, stanziato fondi, messo su un gigantesco circo mediatico che dura da mesi e alimentato uno scontro istituzionale con il Comune per poi scoprire cosa? Che de Magistris e Renzi parlano la stessa lingua? Siamo alle comiche finali. Su cosa - di grazia - sindaco e premier avrebbero duellato in questi mesi? Ovvio: sui voti da conquistare alle Comunali. E sul potere che distribuirà chi avrà il pallino della bonifica. Ovvero l’“influenza” sulle ditte che vinceranno il bando e sui posti di lavoro. I bagnolesi sognano e aspettano. Con sommo sprezzo del ridicolo, inoltre, il premier ha denotato scarsa conoscenza dei fatti. Il progetto di Vezio De Lucia, da lui citato, è un inciampo clamoroso, visto che quell’idea si rivelò subito dirigista, iperambientalista e d’impossibile realizzazione. Ciò che ne uscì fu un progetto molto diverso, radicalmente modificato grazie alla battaglia delle opposizioni dell’epoca contro la sinistra. Il problema è che la memoria storica dei fatti accaduti sfuma al passare degli anni e questo consente di ripetere gli errori del passato. In attesa di capire se davvero la colmata sarà rimossa - con tutti i rischi ambientali connessi - quello che emerge è una disarmante assenza di cultura di governo. Inoltre, chi ha raccontato al premier la storiella dei due anni e mezzo per concludere i lavori? Proprio sicuri che non ne occorrano di più? È vero: a Bagnoli l’industria pesante ha lasciato il deserto dietro di sé. Ma l’urbanistica ridotta ed esercizio di sofismi ha alimentato solo illusioni mentre la politica, che in questi anni ha oscillato tra falsi rinascimenti e ingannevoli rivoluzioni arancioni, ha prodotto macerie. Ecco, ciò che si attende da Renzi, e più in generale da una politica che voglia davvero essere nuova, è la soluzione dei tanti problemi lasciati irrisolti dai troppi demagoghi e incapaci che si sono alternati alla guida della città. Napoli è in ginocchio, devastata da oltre 20 anni di dilettantismi, errori ed omissioni. La speranza è che, almeno stavolta, si riesca ad andare oltre gli annunci. Altrimenti quella del premier sarà solo un’altra voce nel coro del vuoto incartato.