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Bagnoli, sulla colmata operazione credibilità

Opinionista: 

Se è vero, com’è vero, che a Bagnoli siamo all’anno zero dopo ventidue anni dagli “indirizzi urbanistici” del giugno ’94, con i quali l’amministrazione cittadina prefigurò la Città delle Meraviglie (grande parco verde, alberghi, abitazioni di pregio, megacentri congressuali, strutture ricreative e sportive e un porto turistico) da realizzare in dieci anni (gli stessi occorsi ai tedeschi per trasformare le acciaierie della Ruhr in studi televisivi, palestre per freeclimbing, piscine, giardini botanici, piste ciclabili, discoteche, bar, ristoranti, spazi espositivi e scuole e laboratori per la formazione e l'occupazione, e gli stessi anni sono bastati agli americani per trasformare la città di Pittsburgh da capitale americana dell’industria dell’acciaio nella Città del Sapere con 10 università, accanto alla prestigiosa Pennsylvania University, e nella Città della Salute con 15 ospedali (tra i quali il famoso Presbiteryan che coordina la banca dati mondiale degli organi da trapiantare), se siamo all’anno zero la responsabilità è delle amministrazioni comunali cittadine. Quelle di Antonio Bassolino dal 1993 al 2001 e di Rosa Russo Iervolino dal 2001 al 2011 e questa di Luigi de Magistris dal 2011 ad oggi. Queste amministrazioni hanno dimostrato palesemente di essere inadeguate a gestire l’inveramento della Grande Trasformazione Urbana di Bagnoli. Dopo ventidue anni di ritardi, di sperperi, di errori, di malefatte e di fallimenti di due società create per realizzarla (la Bagnoli SpA e la Bagnolifutura) la gente non ci crede più. E si è convinta, perché si continua a parlarne, che Bagnoli è un luogo pieno di veleni cancerogeni dal quale stare lontani. Talchè bisogna, preliminarmente, recuperare la credibilità perduta. E c’è un solo modo per recuperarla. Rimuovere senza ulteriori e pretestuosi ritardi la così detta “colmata” che dagli anni ’60 ha cancellato la spiaggia di Coroglio tra i due pontili (da demolire ai sensi del DPGR Campania del 28 aprile ’98) e, nel contempo, bonificare i fondali marini, anch’essi pieni dei veleni provenienti anche dall’entroterra di Bagnoli e non solamente dalla colmata. Perciò la necessità e l’urgenza di procedere sollecitamente ed efficacemente alla bonifica dei suoli, cominciata, malissimo, nel novembre 1996 e mai ultimata. Queste operazioni sono preliminari ad ogni discorso sulla trasformazione urbana di Bagnoli. Che deve scaturire da un concorso internazionale di idee, proposto sin dal 1993 (ne fu affidata l’organizzazione a Bruno Zevi ma non fu mai espletato). Lo abbiamo detto Giulio Pane ed io al commissario Salvo Nastasi quando ci ha ricevuti il 5 febbraio scorso in Prefettura in rappresentanza dell’associazione “Salviamo Bagnoli”. Ma la sua risposta è stata deludente. Ci ha detto: «La questione colmata intendo affrontarla in maniera “laica” e non ideologica; voglio essere sicuro che la sua rimozione non provocherebbe un disastro ambientale di proporzioni gigantesche di cui essere chiamato a rispondere dalla magistratura penale e da quella contabile, (…) solo quando scienziati di mia fiducia mi avranno data questa assicurazione procederò alla rimozione della colmata». Non nutriamo dubbi sulla onestà intellettuale del dottor Nastasi. Ma abbiamo il sospetto che alla fine deciderà di non rimuoverla perché la sua utilizzazione per costruirvi alberghi, ristoranti, abitazioni di pregio e un porto turistico è voluta da un potente blocco sociale di imprenditori, architetti, politici, ex amministratori regionali e comunali. A questo punto è il sindaco Luigi de Magistris che deve risolvere in maniera “giusta” la questione. Al CdM di venerdì 19 aprile 2013 ha dichiarato: «Nei prossimi giorni inviterò il Provveditore regionale alle opere pubbliche a indire la gara per la rimozione della colmata di Bagnoli utilizzando i 50 milioni di euro di cui dispone la mia amministrazione ». Lo faccia subito esercitando i suoi poteri di sindaco. Prima che alcuni scienziati dicano al dottor Nastasi che è bene lasciare la colmata dov’è.