Banche, filiali accorpate e i clienti restano isolati
È comparsa sulla stampa locale la notizia, anticipata dalle voci popolari, che il Banco di Napoli, appartenente al prestigioso Gruppo Intesa San Paolo, stia chiudendo per accorpamento molte filiali. Particolarmente colpito sembra sarà il Vomero con la concentrazione delle attività di tre o quattro unità produttive su via Merliani. Ora che tale tipo di scelte faccia parte della discrezionalità aziendale, costituisce un dato di fatto e risulta una manovra non discriminatoria perché riguarda una scelta condivisa dalla gran parte delle banche di livello nazionale su tutto il territorio della Repubblica. Lascia però perplessi, a livello generale, come la politica degli accorpamenti stia portando ad una perdita di legami a volte centenari tra il territorio ed i suoi abitanti. Decine di generazioni si sono rivolte alle filiali degli Istituti di credito, per mettere da parte i risparmi di famiglia, sposare i figli, seppellire gli anziani, fare impresa od acquistare casa. Tutto questo è da un decennio quasi definitivamente scomparso con l’acquisizione, da parte dei grandi Gruppi, delle piccole e medie aziende che avevano un rapporto con la clientela viscerale. Dal superamento della crisi economica globale nel passato quinquennio, è venuto meno per le Banche il forte introito che derivava dal margine di intermediazione finanziario, che è quel flusso di liquidità dato per le filiali dagli interessi passivi fatti pagare ai clienti per i prestiti concessi nelle più diverse forme tecniche (fidi in bianco; smobilizzo di portafoglio; mutui casa ed industriali, factoring e via dicendo). Sono rimasti i proventi straordinari e le commissioni per servizi resi che sono quasi tutti informatizzati, e quindi costano poco al Sistema. Ci viene da chiedere, senza scadere in nostalgie risorgimentali, perché il dottor Carlo Messina, Ceo del Gruppo Intesa San Paolo, proprietario del marchio Banco di Napoli, nella sua visione strategica del cambiamento epocale in corso, non abbia prestato maggiore attenzione ad una Banca che ha dato molto all’Italia Meridionale. Ci vuole molto ad accorpare con più gradualità filiali storiche che, come succede in città, sono profondamente radicate sul territorio? Ed un minimo di attenzione ai clienti anziani che per curare i propri risparmi non sono in grado di gestire i contatti con il cellulare? Od è un’aspettativa eccessiva, pur avendo a che fare con un manager del livello di Carlo Messina attento non solo ai rudi risparmi di denaro?