Basta bombe ecologiche nella Terra dei Fuochi
Oggi più che mai si parla di ambiente e di sano rapporto con la natura che ci circonda, ma in Campania non è possibile farlo senza essere travolti dalle bugie. Dalle ecoballe alla Terra dei Fuochi, passando per i campi rom, siamo dinanzi ad un persistente fallimento.L’ultima perla viene dal conflitto con i sindaci dell’area nord di Napoli che si stanno opponendo alla creazione di un impianto rifiuti a Ponte Riccio. Del resto, può mai essere accettabile, specie per quelle comunità, l’idea di realizzare un impianto, di tipologia vecchia e sorpassata, a soli 300 metri in linea d’aria da Taverna del Re, dove giacciono milioni di tonnellate di ecoballe? È giusto dar vita all’ennesimo attentato proprio agli stessi 300mila cittadini che già hanno dato molto, troppo, in termini di salute e tutela ambientale? Non credo. Un’Istituzione degna delle sue responsabilità deve essere in grado di coniugare la programmazione della catena dei rifiuti con i diritti delle persone, operando scelte ragionevoli e che contemperino gli interessi di un’intera comunità, non sempre degli stessi. Del resto, siamo all’improvvisazione pura. Come si può sostenere che si tratterebbe di un intervento a basso impatto ambientale quando - soltanto per trasferire a cementifici e inceneritori il Css (combustibile secondario solido) che si immagina di produrre - il percorso stradale per il conferimento dei rifiuti prevede chilometri e chilometri di trasporto su gomma? Il tutto a ridosso della cosiddetta “area vasta”dichiarata Sin (Sito di Interesse Nazionale) su cui non è possibile costruire ulteriori impianti di trattamento rifiuti, in un comune - quello di Giugliano - che ne ha già visti autorizzare dalla Regione 14 solo negli ultimi 5 anni, che ospita la bomba ecologica della Resit, senza contare le mille discariche illegali e il dramma dei fuochi clandestini. Non può essere soltanto rituale la previsione normativa per cui, in assenza di interventi di riqualificazione o di opere di bonifica del territorio dell’area “Flegrea” ricompresa nei comuni di Giugliano, Villaricca, Qualiano e Quarto nonché per il territorio limitrofo alla discarica “Masseria Riconta”, non possono essere localizzati nuovi siti di smaltimento finale di rifiuti. Insomma, manca una visione regionale che affronti seriamente il problema, ma si vive di improvvisazione, oltretutto gravando, in modo irrazionale, sempre sulle stesse aree. La verità è che non un solo euro è stato speso in 6 anni per la bonifica della Terra dei Fuochi se non quelli di un’operazione di marketing - con tanto di stand propangandistico della Campania alla fiera di Milano - i cui effetti benefici per le aziende locali sono ovviamente ignoti. Certo, non esiste una soluzione miracolistica e le responsabilità, pur essendo quasi tutte in capo alle sinistre che hanno governato la Campania per la stragrande maggioranza degli ultimi 20 anni, sono risalenti. Ma una strada esiste e va presa. Quella di un approccio moderno alla gestione del ciclo dei rifiuti. Noi della Lega abbiamo le idee chiare e il coraggio di dirlo. In Campania occorre seguire lo stesso percorso che funziona in Europa e nel mondo. Realizzare termovalorizzatori, di ultima generazione e non inquinanti. Esattamente come accade, per esempio, nella civilissima Danimarca dove, nel pieno centro di Copenhagen, funziona un termovalorizzatore sul cui tetto opera regolarmente un impianto di sci. È tempo di accendere un riflettore chiaro su questa gestione, partendo da una riflessione: sul tema della salute e dell’ambiente la propaganda non paga più.