Campania: la sanità è un diritto, non un’elemosina
Di sanità in Campania si muore. Può sembrare un ossimoro ma è purtroppo la drammatica realtà in una regione che è precipitata sul fondo delle classifiche nazionali ed europee per l’inadeguatezza e l’insufficienza di un servizio fondamentale, qui costantemente negato. Il quadro è desolante da qualsiasi prospettiva lo si guardi. A partire dai tempi di attesa: quelli che deve aspettare il cittadino per sottoporsi a una visita, al di là della gravità della patologia che lo affligge, sono indegni per un contesto civile. Per rendersene conto, nonostante la Regione li tenga vergognosamente “secretati”, è sufficiente una telefonata al Centro unico di prenotazione regionale, una sorta di centralino che mette in comunicazione diretta i campani con la situazione paradossale e disastrosa che si consuma sulla loro pelle, giorno dopo giorno. Chiamare in incognito il Cup mi ha offerto la drammatica conferma alle quotidiane segnalazioni che mi arrivano sui tempi per visite e interventi, fissati anche a più di un anno dalla richiesta! Il tempo, sì, il tempo, un fattore assolutamente decisivo anche in campo sanitario (perchè può fare la differenza tra la salvezza e la morte), che qui in Campania sembra essersi fermato. Ed è irritante dover constatare che il “limbo” - dilatato per ritardi accumulati, incapacità gestionale, indifferenza - viene accompagnato dalla cinica e falsa rappresentazione del “va tutto bene”, “siamo primi in Italia”. Da più di otto anni, gli stessi in cui la nostra regione è guidata dal presidente De Luca, ho personalmente smascherato tante menzogne che questa amministrazione sfacciatamente diffonde, senza alcun limite di decenza. Lo faccio e continuo a farlo numeri alla mano, con decine e decine di interrogazioni consiliari e denunce presentate, facendo emergere cifre che inchiodano alle loro responsabilità e al loro fallimento l’attuale governatore e i suoi. Tanto per citare l’ennesimo record negativo per la Campania, dai dati pubblicati dalla Fondazione Gimbe emerge che la nostra regione è ultima per recupero delle prestazioni arretrate a causa del Covid. Nel resto d’Italia, in media, c’è stato un recupero del 65% delle prestazioni sanitarie non erogate durante la pandemia (compresi ricoveri per interventi chirurgici programmati prima del Covid, attività ambulatoriali e screening oncologici), la Campania si è fermata ad un miserevole 10% (sic!). Risultato? Qui da noi si muore prima. Potrei continuare con la lista vergognosa della disastrata e disastrosa sanità campana, ma sono consapevole del fatto che ai cittadini, ai pazienti e ai loro familiari, a chi quotidianamente combatte per la propria salute, poco importa sapere di chi sia la colpa della tragedia, quando c’è l’esigenza di ricevere cure rapide, adeguate, efficaci. Quando c’è l’impossibilità di pagare di tasca propria o l’unica strada resta quella di andare fuori regione per una visita o un intervento. Le denunce servono, certo, sono imprescindibili elementi del percorso da intraprendere per migliorare, ed è nostro compito tenere sempre alta l’attenzione su ogni versante in cui si registrano effetti negativi per la collettività. Ma non ci si può fermare a questo: non ci si deve fermare alla semplice evidenziazione del malcostume, delle inefficienze, della gestione clientelare e opaca della sanità regionale al tempo di De Luca. Chi aspira a governare un territorio ha il dovere di offrire un’alternativa valida, concentrarsi sull’unico obiettivo che va raggiunto: la salute e il bene dei campani attraverso un nuovo e virtuoso modello di sanità. È con questa consapevolezza che il centrodestra riparte per mettere in campo un progetto solido, partecipato, aperto al pubblico e al privato, a tutte le sane energie e professionalità campane. Insomma un piano corale per la nostra terra, che non riguarda solo il servizio sanitario, ma è legato a doppio filo alla qualità e all’aspettativa di vita, e che quindi comprende interventi per il welfare, il lavoro, l’economia dei nostri territori, unica strada per sconfiggere l’inesorabile arretramento della regione consumato in questi anni dell’”apparire” contrapposto al “fare”. Con questo spirito costruttivo, fatto di proposte attuabili ed efficaci da mettere sul piatto, insieme ad esponenti del centrodestra, dell’universo sindacale, dell’associazionismo, della cittadinanza attiva, del mondo professionale, ho concluso il convegno “Sanità in Campania. Perché ultimi”, organizzato da Ugl Napoli e Cisl Fp Napoli. Una prima occasione, assai positiva, per gettare le basi per la sanità del futuro, descrivendo il modello virtuoso che da politici, amministratori, cittadini, stiamo delineando e al quale già lavoriamo senza sosta. È stato un momento importante di compartecipazione, testimoniato dalla presenza di almeno mille fra operatori del settore e cittadini. Ci siamo rivolti a loro, alle loro speranze ed esigenze, alle loro storie, perché sono loro che vanno ascoltati, e a loro abbiamo spiegato come rilanciare la sanità in Campania, come operare, con concretezza e immediatezza, per la riduzione dei tempi di attesa per un esame diagnostico. Come muovere le leve per realizzare una medicina territoriale e di prossimità, che garantisca servizi di base forniti con tempestività e in sicurezza, attraverso una rete pubblico-privata efficace. Abbiamo documentato che è questa la strada anche per liberare i poli ospedalieri specialistici dal sovraffollamento e metterli finalmente in condizione di garantire prestazioni d’eccellenza salvaguardando al contempo la dignità del malato. Ma ci siamo rivolti anche al personale sanitario, che rappresenta il “cuore” di ospedali, pronto soccorso, reparti, e che va tutelato sia sul piano della sicurezza che su quello della qualità del delicato lavoro che svolgono. Noi siamo pronti a dare forma a una progettualità che sappia ridare entusiasmo e certezze a medici, infermieri, operatori del settore e ai cittadini la fiducia, la percezione che per essere curati presto e adeguatamente non devono per forza affidarsi a qualche conoscenza. Noi, al contrario di chi, nel Nostro Posto, ha reso anche questo servizio pubblico un’entità misteriosa, una questione per pochi eletti e fortunati, e terreno su cui si combattono quotidiane “guerre tra bande”, lavoriamo perchè sia garantita la cura a ogni cittadino, senza preghiere o richiesta di “cortesie” di qualsiasi genere. Perché la sanità è un diritto, non un’elemosina.