Cari politici, seguite i “capitani coraggiosi”
“Passata la festa, gabbato lo santo”, “Promesse da marinaio”…. Da tempo sono questi ormai i “proverbi araldici” della inaffidabilità del nostro Paese, dove le promesse di buoni propositi durano qualche giorno o poco più. Prendiamo, ad esempio, la recente elezione del nuovo Capo dello Stato, il cui discorso di insediamento al Colle, mai che ricordi, ha avuto così incondizionato consenso, da Parlamento e opinione pubblica. Per giorni non si è parlato d’altro se non dei significativi, illuminanti moniti del Presidente sulla coesione del Paese, da far credere addirittura che si potesse creare una clima di ecumenica comprensione. È passata qualche settima appena e la politica ha ripreso ad alzare barricate. Stessa musica nelle realtà locali. Sette giorni fa la visita di Papa Francesco a Napoli, uno di quegli eventi destinati a lasciare il segno, è stato motivo di una generale riflessione sulle ferme parole del Pontefice, rivolte a tutti: all’Antistato, un male che ruba il futuro, ma anche allo Stato, chiamato, ad ogni livello, a fare di tutto per favorire lavoro e sviluppo, dare dignità alle persone. Appelli accompagnati, in tempo reale, da rassicuranti promesse da parte dei vertici istituzionali, subito precipitatisi a comunicare, con le loro emozioni, la consequenziaria determinazione a darne concreto seguito. Ma anche qui “passata la festa, gabbato lo santo”. Dopo la visita del Papa, siamo punto e a capo, alla incomunicabilità tra istituzioni, diciamo incomunicabilità, per non dire altro. La “guida” del San Carlo sarà anche cruciale e decisiva per le sorti “magnifiche e progressive” di Napoli e della città metropolitana, di là da venire, certo è che si poteva evitare la ennesima “disfida” sulla presidenza, che ha avuto una pessima ricaduta sulla immagine di Napoli, ancora una volta, considerato un luogo senza pace. Vale per il San Carlo e per altri più seri, troppi problemi sul tappeto - e anche sotto il tappeto - da anni irrisolti e che richiedono una concordia di intendimenti, ancora un miraggio. Visto allora che i grandi e nobili discorsi, e un “mezzo miracolo”, non hanno fatto breccia, potrà sembrare semplicistico, ma è il caso di trarre qualche utile insegnamento dall’effimero mondo della canzone, intanto ci proviamo. Una volta, in tempi di vacche grasse, i “big” dello spettacolo alimentavano le rivalità con megaconcerti personali e guerre strumentali tra fans per aumentare la loro popolarità; oggi, in tempi di vacche magre, stanno capendo che non vi è altra strada, per lavorare, che di associarsi, unirsi, mettendo da parte vanità, gelosie e narcisismi. La “nuova ditta” Baglioni & Morandi “docet”, autodefinitasi giustamente da “capitani coraggiosi”. Contro le odierne disastrose “prove d’orchestra” perché la politica non si ispira ai “capitani coraggiosi”? Ha detto di recente l’ex primo ministro inglese Blair: “Vi volete rendere conto che la rabbia della gente è reale?”.