Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

A che cosa puntano gli strateghi del caos

Opinionista: 

Ora basta. Non è tollerabile trasformare la lotta alla pandemia addirittura in una ridicola disputa fascismo-antifascismo; non è tollerabile che gli strateghi del caos utilizzino la piazza per dimostrare al mondo intero, ancora una volta, che l’Italia - Draghi o non Draghi - resta inaffidabile; non è tollerabile che la sinistra si presti a strumentalizzare tutto ciò, organizzando addirittura un corteo «antifascista e democratico», manco fossimo ripiombati negli anni ’70; non è tollerabile che Fdi e Lega continuino con le ambiguità sui vaccini, nonostante i loro elettori li abbiano proprio per questo bocciati nelle urne due settimane fa. Chi ha interesse a precipitare il Paese nel caos? Chi ha interesse a spaccare la Nazione con una nuova contesa, totalmente anacronistica e fuori dalla storia? E cosa c’entrano fascismo e antifascismo con i vaccini? Il tutto mentre una minoranza di portuali annuncia scioperi a oltranza contro il Green pass e gli autotrasportatori minacciano di far restare vuoti i supermercati: un clima anarcoide e destabilizzante. Trasformare la lotta al virus nella rappresentazione di una guerra civile, è il mezzo migliore per picconare i risultati della campagna di vaccinazione, della riapertura dell’economia e del Pil che schizza verso il 6%. Chi sono gli strateghi del caos? Sono gli stessi che frenano le riforme e lavorano per la restaurazione dell’italietta a crescita zero virgola, che produce debito e redistribuisce povertà. Non occorre essere certo dei complottisti per capire che quanto è accaduto a Roma, con l’assalto alla Cgil e la Capitale messa a ferro e fuoco per ore e ore, non è certo frutto dell’improvvisazione di un manipolo di estremisti. Era stato tutto preparato e organizzato. Il fatto che nessuno se l’aspettasse, al netto degli errori del Viminale, deve far riflettere. È inquietante che sulla scena siano riapparsi vecchi arnesi, nomi ben noti degli anni ’70, pronti a fare ciò che da sempre gli riesce meglio: agitare lo spettro dell’eversione nera per far ripiombare l’Italia nel disordine. È di tutta evidenza che ci sono forze che puntano a indebolire il tentativo di modernizzazione in atto. Solo gli irresponsabili possono pensare d’inseguire questo teatrino messo in piedi dai professionisti del tumulto. Mentre attendiamo con ansia che Enrico Letta e compagni entrino in clandestinità e salgano in montagna, questo è più che mai il momento di stare uniti e uscire dalle opposte ambiguità movimentiste. L’interesse nazionale in questo momento esige che il cambiamento, faticosamente messo in moto dal governo Draghi, non s’inceppi. Se così fosse, infatti, perderemmo i soldi del Recovery Fund. Questo dev’essere chiaro a tutti quelli che giocano col cerino del fascismo e dell’antifascismo. C’è in giro un sacco di gente in Europa pronta a puntarci il ditino contro; a dipingerci nuovamente come inaffidabili; persone cui non è possibile assegnare la fetta più grossa dei finanziamenti europei post pandemia. Lo sanno tutti che con l’uscita della Merkel, l’unico leader europeo in grado di coprirne il vuoto si chiama Draghi. Chi non vuole che nasca la nuova Europa sociale e della messa in comune dei rischi, ha tutto l’interesse a ripiombarci nell’atmosfera plumbea degli anni ’70. Il ragionamento è semplice: se Draghi non controlla neanche l’ordine pubblico a casa sua, come può pensare di esercitare una leadership in Europa? Chi ha la testa sulle spalle aiuti il premier a mantenere la rotta. Altro che andare in piazza domani ad alimentare altri fantasmi e divisioni che servono solo ai nemici dell’Italia, interni ed esterni. I picchiatori di professione che ci tengono in ostaggio, costringendoci a parlare di tutt’altro rispetto a ciò di cui si dovrebbe parlare - lavoro, tasse, ammortizzatori sociali, riforme e uso dei fondi europei - sono gli stessi che ciclicamente tornano in circolazione nonostante i divieti che dovrebbero impedirglielo. Chi glielo consente? I burattini sono noti, è ora di smascherare i burattinai.