Conte entra inazione: il movimento immobile
Quando Conte entra in azione se ne accorgono tutti: non succede nulla. Più che in azione, il premier entra inazione. E non è che l’opposizione stia molto meglio. Anzi. Qui sono tutti fuori di testa. Basta dare un’occhiata a quel che accade sotto casa. Mentre il Governo giura che siamo in Stato d’emergenza con gli italiani che si assembrano sulle spiagge e nei luoghi della movida, il presunto leader dell’opposizione di centrodestra dichiara di essere l’erede di Enrico Berlinguer. E stavolta non stava manco al Papeete. Mentre il decreto Semplificazioni si avvia finalmente sulla strada della Gazzetta Ufficiale, si scopre che del mirabolante elenco delle 130 «opere prioritarie» che il provvedimento dovrebbe sbloccare e velocizzare, sono pochissime quelle con un livello progettuale ed autorizzativo tale da poter essere cantierate in tempi brevi. Ecco perché i grillini - da sempre il partito No Tav e no cemento - hanno dato via libera: sono proclami scritti sull’acqua. Mentre si discute di banchi scolastici dinamici e software planimetrici della Azzolina, e mentre attendiamo tutti che il commissario Arcuri, trasformatosi in bidello, porti guanti, gel e mascherine a tutti gli scolari, mancano 40mila aule per rispettare il distanziamento e i presidi non sanno più a che diavolo di santo votarsi. Dilagherà la didattica a distanza, moderno strumento d’ignoranza di massa per futuri webeti. Mentre al Sud abbiamo una sanità bisognosa di risorse, la maggioranza si sta scervellando attorno ad un quesito decisivo per le sorti dell’Italia: come fare per evitare che il Parlamento voti sul Mes? Che tradotto suona così: come si può fare per continuare a rifiutare i 37 miliardi europei per la sanità, a tasso praticamente zero, senza che gli italiani ci prendano a pedate? Mentre Conte gira l’Europa come una Madonna pellegrina per convincere capi di Stato e cancellerie che l’Italia cambierà, farà le riforme, aprirà i cantieri e bla bla bla, non una sola azione necessaria ad ottenere gli aiuti di Bruxelles è stata messa in piedi. Per ora abbiamo solo chiacchiere e promesse. Ma qualcuno dovrebbe spiegare al premier e ai suoi valenti ministri che l’Europa non finanzia parole, bensì progetti seri, concreti e verificabili. Dei quali non si vede neanche l’ombra. Mentre Salvini sbraita contro l’Europa proprio mentre l’Ue ne fa una giusta, il suo fratello politico olandese Wilders se ne va in giro con un cartello con su scritto «non un centesimo all’Italia». Come dire: se governassero loro, signora mia, allora sì che arriverebbero soldi a palate. O forse solo palate. Mentre il Governo è orientato alla nazionalizzazione di Autostrade, tutti si chiedono: avranno un progetto industriale più efficiente e che farà risparmiare soldi ai contribuenti? No. Per carità di Patria lasciamo da parte la politica estera - dalla Cina alla Libia - che per maggioranza e opposizione rappresenta solo un terreno di scontro politico interno, senza alcuna visione del ruolo geopolitico da dare alla nostra Nazione nel nuovo mondo post-Coronavirus. La morale è che mentre Conte cerca di sopravvivere a se stesso entrando sempre inazione e mai in azione, Salvini replica con ricette irrealizzabili a uso dei gonzi e l’Italia è alla canna del gas. Qualsiasi decisione che possa risultare controversa per la maggioranza Pd-M5S viene sapientemente rinviata e incartata in un bellissimo pacchetto regalo fatto di parole e buone intenzioni. Sempre declinate al futuro. Anzi, al futuribile. Su una cosa, però, sono d’accordo tutti: la pioggia di sussidi assistenziali e l’aumento del debito pubblico senza freni che sono tasse per le future generazioni, ma consenso elettorale nel breve. Almeno fino a quando il generale autunno non irromperà con le sue truppe a spazzare via gli indecisi a tutto. Sarà allora che si vedrà la differenza tra chi entra in azione e chi inazione.