Destra e sinistra, sul filo di un rebus
Esistono ancora nel nostro Paese una destra e una sinistra? Sopravvivono ancora differenze, programmi, tesi, analisi in grado di costruire un chiaro spartiacque tra i due fronti storici? Rispondere, oggi, è come incrociare un rebus. Tutto, confusamente, si aggroviglia, intersecandosi tra cento, diverse ipotesi. E la politica italiana continua con il suo passo del gambero, proponendo il cambiamento, indicando la strada del nuovismo, dei programmi alternativi, della concretezza, per poi ricadere nei soliti, tradizionali errori. Destra e sinistra, oggi, sono probabilmente parole declinate male. Vestiti di scena da portare, convintamente, in qualche rappresentazione, da riporre poi nell’armadio alla prima occasione, secondo la convenienza del momento. Soffia impetuoso, nel mondo, il vento del populismo, dello slogan, della parola urlata che arriva diritto al cuore della gente. Lo conferma, sul piano internazionale, la concitata ascesa di Donald Trump, la vittoria di Brexit (assolutamente inattesa), le crescenti difficoltà interne della Merkel, il successo dei tanti partiti che protestano, contestano, soffiano sul fuoco della polemica. Siamo, probabilmente, all’interno di una trasformazione radicale che tocca, inevitabilmente, anche i partiti. A partire dagli anni Ottanta, gli effetti della globalizzazione, i nuovi stimoli di internet, i riflessi di una crescente ricchezza finanziaria che ha sostituito quella agricola e industriale, il sostanziale decadimento del livello culturale culminato, poi, nella disoccupazione giovanile hanno rappresentato fattori strategici di questo progressivo crollo sociale. Anche perché, poi, col nuovo secolo, hanno incrociato con una Europa incerta, confusa, magmatica e tollerante. In molti, in questo contesto, si sono rivelati deboli, frastornati, privi di un’autentica bussola. E la Chiesa, in quest’orizzonte, ha continuato a rappresentare uno dei pochi punti di approdo, nella chiarezza degli indirizzi di Papa Francesco, nella sua capacità di dare risposte concrete, attraverso la Caritas, al dramma dei più poveri, nel coraggio di tanti suoi uomini che hanno saputo sfidare coraggiosamente la criminalità organizzata nel mondo, pagando spesso di persona. Siamo ancora tra quelli che non credono che destra e sinistra siano, come nella Rivoluzione Francese, semplicemente legate alla disposizione dei deputati nell’emiciclo parlamentare. Sono parole straordinarie che vanno declinate su modelli nuovi, recuperando le coordinate fondamentali del secolo scorso, i padri costitutivi, per proiettarsi in una società che ha ancora bisogno, oggi, di risposte concrete, da qualsiasi parte esse provengano. Risposte che non possono allontanarsi dai bisogni primari della gente: libertà, coscienza civile, lavoro, cultura, economia. Una società dove, nonostante tutto, la scuola è chiamata ad un fondamentale ruolo di presenza e di supplenza. Perché educazione e cultura restano le architravi per difendere, con serie argomentazioni, i diritti che la gente rivendica. I presupposti fondamentali di qualsiasi sequenza del vivere civile.