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È diventata una city per “pochi intimi”

Opinionista: 

I fiumi di gente che si riversano nelle strade di New York sono, per il momento, un ricordo lontano. Il tipico traffico metropolitano, quasi insopportabile nelle ore di punta, è quasi sparito. Mi sto godendo il mio abbonamento annuale a CitiBike, il servizio di bike sharing che permette di utilizzare le biciclette della città: a mio parere, un’idea geniale per chiunque voglia vivere al meglio in questo nuovo universo creato dal virus. La quinta Avenue, la Broadway sono spesso semi-deserte. L’aria è meno inquinata e girare in bici è più sicuro. Almeno per quanto concerne la probabilità di avere incidenti. Con mio stupore, sto vivendo bene questa situazione, nonostante un briciolo di tristezza per la Big Apple che non c’è più. L’obbligo di stare in quarantena scoraggia i turisti. Gli uffici sono prevalentemente chiusi o vuoti e, spesso, si tratta di interi grattacieli. I ristoranti stentano a sopravvivere e molte catene diffuse in tutto il paese - da Subway a Le Pain Quotidien, da Kate Spade a J.C. Penney - hanno chiuso i battenti in tutti - o quasi - i loro negozi newyorchesi. New York è la città in cui è più difficile sopravvivere: nonostante un netto declino, gli affitti e le spese per mantenere un business sono ancora esorbitanti. The Gap e Victoria’s Secret hanno deciso di tenere chiusi i loro negozi principali in città e riaprire in altri Stati. Il flagship store del noto marchio di lingerie a Herald Square non sta pagando i $937Mila dollari di affitto mensile. I debiti con i landlord crescono. Nonostante la situazione Coronavirus sia ormai stabile, molti business non riescono a funzionare senza turisti. I marciapiedi di SoHo e Madison Avenue, di solito pienissimi di gente, sono ormai zone quasi desolate. Tanta gente lavora da casa e i residenti più benestanti hanno preferito allontanarsi dalla città, si spera solo temporaneamente. Se Neiman Marcus, J.C. Penney ed altri grandi magazzini hanno dichiarato il fallimento ed hanno chiuso nei centri commerciali di Manhattan, le popolarissime catene di fast food Shake Shack e Chipotle confermano il trend negativo: i loro ristoranti newyorchesi hanno una performance inferiore rispetto a quelli situati in altre città americane.