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Diversi, diversissimi Praticamente uguali

Opinionista: 

Più che un Governo, sembra una curatela fallimentare per conto dell’Europa. Istruzioni per non farsi fregare: cambiando l’ordine degli addendi, il prodotto peggiora. Preparatevi a un Esecutivo giallorosso che in politica economica farà le stesse scelte di quello Lega-M5S: debito e spesa. Il tutto con il placet dell’Ue. Sistemate le poltrone, i demostellati non hanno ancora spiegato dove troveranno i soldi per evitare l’aumento dell’Iva (23,1 miliardi) e finanziare le altre mille promesse fatte. Qui viene il bello: loro non possono ancora dirvelo, ma proporranno una legge di Bilancio molto simile a quella che sarebbe piaciuta al Governo gialloverde (altro che discontinuità). E a rimetterci, tanto per cambiare, saremo noi. Ci sono tre modi per evitare l’aumento dell’Iva: tagliando la spesa pubblica, aumentando le tasse o facendo altro debito. La prima via sarà esclusa con un’ottima scusa: vi diranno che si sono insediati troppo tardi, appena a ridosso della manovra, dunque non ci sono i tempi per mettere mano ad un piano organico e ordinato di tagli alla spesa (esclusa - forse - una limatura di quota 100). Facile, no? La seconda soluzione è altrettanto esclusa, a meno di non voler portare Salvini al 50%. Resta solo la terza possibilità: fare altro debito pubblico. Ma questa è stata esattamente la ricetta di Lega e M5S per finanziare reddito di cittadinanza e quota 100, ed è la stessa strada che proponeva Salvini prima di aprire la crisi. Il partito unico della spesa pubblica non si smentisce. Il percorso è chiaro: l’Esecutivo gialloverde aveva concordato con Bruxelles un deficit intorno all’1,8% per il 2020. M5S, Pd e Leu chiederanno un punto in più, arrivando così poco sotto la soglia del 3% (altro che 2,04% dello scorso anno!). Sarà il replay del governo Renzi, che chiese di fare più debito per finanziare il bonus 80 euro, promettendo in cambio investimenti che poi nessuno ha visto. A quel punto la Commissione Ue chiuderà un occhio, dimostrando che la decisione è politica e perché alla fin fine i debiti li fa l’Italia e dovremo essere noi a ripagarli. Il commissario Ue Gentiloni sarà l’ufficiale di collegamento di questo accordo. A garantire tutti sarà il nuovo super programma di acquisti degli eurodebiti che la Bce si appresta ad ufficializzare (è questa la ragione del crollo dello spread e del rialzo dei mercati, mica l’avvento dei giallorossi). L’ombrello di Francoforte ci assicurerà in caso di nuova crisi di sfiducia del mercato nei confronti del nostro debito, già enorme e destinato a salire ulteriormente. Un problema grosso così che infatti all’improvviso è sparito dai radar. Il punto è quanto extradeficit i nuovi padroni vorranno caricarci sulle spalle, visto che dal welfare alle pensioni, dal salario minino al raddoppio del bonus Renzi, l’elenco delle mance giallorosse è già fuori controllo. Tutto il resto saranno tasse. Risultato: al termine di questa virata l’Italia sarà ancora più dipendente dai mercati finanziari, avrà più debiti, più tasse (il debito pubblico è una tassa differita), un Pil che resterà anemico e pure un bel buco di bilancio, perché le privatizzazioni promesse dal Governo uscente sono rimaste lettera morta. L’ulteriore indebolimento del quadro interno si scontrerà con la recessione esterna che ci arriverà addosso: la Germania continua a frenare, l’economia Usa è appesa alla Fed e i mercati emergenti stanno per schiantarsi. In questo contesto bisognerebbe fare l’opposto: tagliare debito, spesa e tasse per una manovra in grado di rilanciare produzione, lavoro e redditi. La sinistra non può farlo, avendo lo statalismo, il pauperismo e la politica del deficit spending nel proprio Dna. La destra salviniana ha deciso di sposare questa linea. Risultato: ciascuno è contro l’assistenzialismo altrui, ma solo perché ne ha uno proprio da proporre e finanziare. A debito, ovviamente. Urge alternativa al più presto. Altrimenti prepariamoci a pagare.