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Dopo il voto del 2023 Draghi al Quirinale?

Opinionista: 

A differenza di quanto accadde con Giorgio Napolitano, quello di Sergio Mattarella non è un mandato a termine. Se il suo predecessore di fatto legò la sua rielezione a una possibile rinuncia appena si fossero determinate le condizioni per l'elezione di un nuovo presidente, Mattarella - più in linea con la lettera del dettato costituzionale ha escluso l’eventualità di un suo ritiro.. Ha un mandato pieno, non sottoposto ad alcuna condizione. Ma davvero l'attuale capo dello Stato rimarrà al Quirinale per l'intero settennato? Nel mondo politico, pur preso da incombenze prioritarie quali la guerra in Ucraina e la pandemia, se ne continua a discutere .e, senza scadere nella fantapolitica, vengono formulate ipotesi sui tempi di un possibile cambio della guardia alla presidenza della Repubblica. Si tratta di ipotesi strettamente connesse con i risultati delle elezioni previste per la primavera del prossimo anno. È assurdo, infatti, pensare a una sostituzione di Mattarella prima di questo appuntamento. Ma lo scenario potrebbe radicalmente cambiare a seconda dell'esito del voto. È probabile, infatti, che nel caso in cui riuscisse a ottenere nelle urne la maggioranza dei consensi, il centrodestra rivendicherebbe per un proprio esponente la guida del governo. In tal caso Mattarella potrebbe lasciare la presidenza della Repubblica e si aprirebbe probabilmente per Mario Draghi la strada del Quirinale, come era stato previsto prima della conferma al Colle dell'attuale inquilino. È noto che, nell'Unione europea, la possibilità che il governo italiano sia affidato a un esponente della coalizione di Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, non è vista di buon'occhio, mentre si guarda con molto favore a Draghi. La sua nomina a capo dello Stato potrebbe, quindi tranquillizzare i partner europei e rendere in qualche misura meno spinoso l'avvento alla presidenza del consiglio di un rappresentante del centrodestra,.. Il secondo problema concerne la stabilità di un governo formato da forze politiche che assai spesso vengono a conflitto tra loro. È pur vero che la condivisione dei poteri è, di per se, elemento di unione, ma comunque andrebbe legata ad un comune progetto. Infine, ma non ultimo, andrebbe risolto il problema della designazione di colui che dovrebbe avere la guida del governo. La forte rivalità tra Salvini e la Meloni non aiuta a risolvere la questione. Non è un problema di facile soluzione che va a sommersi alle altre questioni che, come abbiamo visto, già esistono. Come si vede il futuro della politica italiana è denso di nubi, gravido di incertezze.. E, tuttavia, è inevitabile che, dopo il voto della prossima primavera, le carte dovranno essere rimescolate e in questo contesto l’ipotesi di Draghi al Quirinale potrebbe acquistare consistenza.