Ecco perché ho deciso di tornare a vivere a Napoli
Ho vissuto a Parigi che mi ha permesso di fare una “bella carriera” nelle ricerche di mercato per profumi francesi ed internazionali. Eppure sono venuto a vivere a Napoli una volta finito. L’avevo già visitata parecchie volte sin da quando ero ragazzo. Propongo ai lettori di guardare la loro città attraverso i miei occhi. Il punto di vista esterno è sempre interessante. Lo è ancora di più a Napoli che lascia vedere due immagini di sè opposte. La più bella città del mondo secondo molti scrittori, però anche la città la cui reputazione spesso è la peggiore di tutte. Ecco le ragioni che mi hanno portato qui attraverso i contatti che ho avuto con Napoli prima di stabilirmici: ho fatto la sua conoscenza nel 1966; a quell’epoca gli scugnizzi si attacavano ancora dietro i tram. Ma Napoli è cambiata meno di quello che si possa credere. Le sue qualità erano già quelle che apprezzo oggi. Ne voglio elencare tre: 1) Ci si pensa da sè. Mi ricordo che mio padre si indignava guardando le macchine che non si fermavano ai semafori rossi. Questa mancanza di rispetto delle regole è di certo pericoloso oltre a non essere civico. Ma dall’altro lato obbliga gli automobilisti, per i quali il semaforo è verde, di verificare loro stessi se possono passare invece fidarsi ad occhi chiusi del codice stradale. Al contrario di New York non si immagina che si possa sporgere denuncia se ci si rompe una gamba in una buca del marciapiede. “Nessuno ti ha detto di mettere il piede lì dentro” ti direbbero a Napoli. Il pensiero personale prevale sulle regole formali. Forse è così perché le regole si sono rivelate spesso ingiuste per gli abitanti di Napoli lungo la storia. Fu la sola città dell’Impero spagnolo il cui popolo rifiutò “la santa inquisizione” che era la legge di allora. 2) Si celebra la vita. Della mia prima visita custodisco il ricordo di essere sceso a piedi tra i vicoli in pieno luglio fino al mare. Ho visto la povera gente fuori dai loro bassi in cerca di un po’ d’aria. Anziani smagriti stesi sui loro letti i cui respiri sembravano essere gli ultimi. Per questo non fui sorpreso quando sei anni dopo arrivó il colera! Solo in New Delhi ho visto le stesse scene di miseria e di malasanità. Nonostante ciò ho constatato che è il culto della vita, spiccatamente pagano, prevale sulla sofferenza cristiana. Deriva dallo sprito dell’antica Grecia, mi sono detto guardando le giovani ragazze ostentare la loro bellezza passaggiando sul lungomare. Bacco e Venere sono i padroni altro che Gesù, Caterina o San Giobbe che pure esistono... alla napoletana. La festa della Madonna di Sant’Anastasia mi è parsa di essere una baccanale gioiosa e libertina più di una processione celebrante un martire. 3) Si è generosi. Infine ho constatato che qui regna una gentilezza nei rapporti umani. A via Toledo ho visto cittadini avvertire gli africani che vendono a terra i loro falsi articoli di lusso, dell’arrivo della polizia. La gente fa mostra di una generosità e di una tolleranza che raramente ho visto altrove. Sono stato sedotto sin dalla mia prima visita dalla delicatezza del caffé sospeso. È l’anonimato di questa carità che gli conferisce nobiltà. Al contrario di quello che succede in America dove la genorosità si confonde spesso con l’ostentazione. Ecco quindi le ragione, oltre alla bellezza del posto e della città, per le quali ho scelto di venire a vivere a Napoli... adesso che non devo più raggiungere nessun obiettivo professionale.