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Educare a valori, legalità e rispetto per l’ambiente

Opinionista: 

Dopo quella su Angelo Vassallo, ancora una “testimonianza civile” su Rai Uno: questa volta dedicata all’ispettore di Polizia Roberto Mancini, interpretato benissimo da Beppe Fiorello, che per primo, con la sua squadra intuì, e scoprì, lo scempio che si stava perpetrando in quella che sarebbe tragicamente diventata la “Terra dei Fuochi”. Molti girarono lo sguardo altrove, molti altri, anche delle Istituzioni, furono complici, molti altri ancora tacquero per paura o per indolenza. Ma furono le stesse Istituzioni a “partorire” questo Eroe Civile, che pagò con la vita, vittima delle sue “frequentazioni” in quei luoghi avvelenati, la sua tenace testimonianza al servizio del Bene Comune. Quello che fa impressione, anche in questo spaccato di vita ordinaria dalle nostre parti, è l’assoluto disprezzo per il nostro territorio che, sotto gli occhi di tutti, viene offeso e massacrato. Naturalmente quelli del Nord non sono senza responsabilità perché sapevano bene dove, e come, venivano “sistemati” i rifiuti e le scorie delle loro industrie. Una sorta di “colonizzazione”, sporca e selvaggia del nostro territorio, all’insegna del profitto becero e della illegalità! Fa bene, finalmente, la televisione pubblica a proporre queste storie vere ed esemplari. La speranza: che siano “contagiose” per quanti ritengono il dovere, il rispetto della legge, l’amore per la natura una fatica noiosa e non una gioia dell’animo, che aiuta a vivere bene. Alla luce del sole! In questo senso la Scuola dovrebbe svolgere un grande ruolo, mettendo al centro della propria azione educativa e didattica anche questi temi, che attengono alla qualità civile del nostro tessuto. In un tempo in cui la droga scorre a fiumi tra gli studenti e la evasione scolastica “fornisce” manodopera alla criminalità organizzata, parlare a voce alta di Valori, di Legalità, di rispetto dell’Ambiente come elementi propedeutici ad ogni strategia dello sviluppo e dell’occupazione sarebbe fondamentale. Se poi di questo si parlasse anche in qualche momento di pausa della rissa nelle primarie del Pd, si potrebbe pensare che in quel Partito qualche “residuo” della buona Politica sia rimasto! *** La definisce “un dono di Dio”! Che bella la notizia, di cui all’articolo di Luigi Accattoli sul Corriere della Sera di martedì scorso, quella della “intensa” amicizia di Papa Wojtyla con la filosofa americana Anna Teresa Tymieniecka, testimoniata da ben 350 lettere, scritte a lei, anche da Papa, durante un trentennio. Ne viene fuori una figura ancora più ricca e più affascinante, che “addolcisce” i suoi tratti da guerriero profetico. Tenerissima appare la motivazione di un suo regalo alla filosofa-amica: “Già lo scorso anno cercavo un modo per dare un senso alle parole “ti appartengo” e finalmente, prima di lasciare la Polonia, l’ho trovato: uno scapolare della Madonna del Carmine. Esso rappresenta la dimensione del modo in cui ti accetto e ti sento in ogni tipo di situazione, quando sei vicina, quando sei lontana”. Era il 10 settembre del 1976. Il cardinale Stanislaw Dziwisz, che fu segretario di Papa Wojtyla, commenta: “Chi ha vissuto accanto a Giovanni Paolo II sa bene che non c’è spazio per alcuna dietrologia maliziosa. Era libero e trasparente e non ha avuto alcun complesso, perché era un uomo purissimo, capace di rispettare ogni persona ed ogni situazione di vita. Questa è l’unica chiave di lettura con cui interpretare tutta la sua vita esemplare e santa”. Quel grande Papa cercava il rapporto umano con le persone di comune sensibilità: chi non ricorda i suoi frequenti incontri con Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, e le loro lunghe passeggiate?! Questa con la filosofa americana, d’altra parte, non era la sola amicizia, nota, femminile di Papa Giovanni Paolo II: sempre l’articolo citato ci dà conto “della affettuosa relazione” con la psichiatra polacca Wanda Poltawska, “amica della giovinezza”, durata un cinquantennio. Le loro lettere sono state pubblicate nel 2010 dalla San Paolo con il titolo Diario di un amicizia. La famiglia Poltawski e Karol Wojtyla”. Commenta il giornalista che, dalla lettura di quel carteggio, “la figura del Papa è uscita arricchita, come di un uomo che non temeva di intrecciare relazioni significative con donne, riuscendo a mantenerle sul piano di uno scambio amicale. Dell’importanza di una tale relazione scrisse una volta una “lettera” ai preti, intitolata “Il sacerdote e la donna” (1995)”. Un grande Papa, un Papa Santo, ma anche un uomo di rara e finissima sensibilità, animato dal grande desiderio della conoscenza, che arricchisce l’animo ed eleva le menti. Temo che anche Lui, così come sta accadendo per Papa Francesco, sia stato scarsamente “contagioso” per larga parte della Chiesa e del suo apparato… militante!