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Elogio dell’aperitivo ed altre storie da bar

Opinionista: 

Ai miei tempi, l’aperitivo non esisteva. Verso le 18 si restava piegati sui libri ad affrontare l’infinità dei compiti a casa. Un lungo, tormentato itinerario quotidiano che, spesso, si concludeva anche dopo cena. Se avessi accennato ad uscire, se avessi dato peso all’ appuntamento dell’ aperitivo, immagino già la risposta di mio padre, verbale ma probabilmente anche fisica. Oggi, ormai, tutto esaurito nei bar tra le 18 e le 20, bicchieri che volteggiano nell’ aria, spesso strani miscugli che affondano nell’ alcool, accompagnati da stuzzicherie per tutti i gusti. Quasi un rituale settimanale, svolto da soggetti che vanno dai 16 ai 50, con aria allegra e trasandata. In realtà del bitter, dell’analcolico, del cocktail frega niente a nessuno. L’aperitivo viene vissuto come una scusa. Per parlare ma, soprattutto, per conoscere altra gente, per disegnare un’amicizia, un progetto, magari anche un amore. Nei fine settimana, il viatico ideale per un cinema, una cena, una discoteca, spesso uno sballo. Come poi tanti giovani possano permettersi tutto questo, resta un mistero buffo. Soprattutto in anni in cui, anche nonni e genitori han dovuto forzatamente stringere la cinghia delle cose essenziali. Ma c’è un nuovo trend che si è fatto strada negli ultimi anni. Al centro del sistema c’è sempre il bar, soprattutto i locali che offrono la possibilità di sedersi al coperto. I primi appuntamenti iniziano verso le 7,30. Lo scenario cambia. Tra i tavoli non più gli amici ma i compagni di scuola. Si copia una versione, si sistema qualche compito a casa, si cazzeggia prima di entrare in classe. Le ordinazioni sono magre. Un caffè, qualche cappuccino, un paio di cornetti da dividersi puntualmente tra i presenti. Ma al gestore basta e avanza. Registrare il tutto esaurito anche alle 8 resta una discreta soddisfazione. Tanto più che quel giovane pubblico abbandona la scena mezz’ora più tardi, lasciando spazio alle mamme in perenne riunione e ad altri avventori, magari più disponibili alla spesa. Ecco, quindi, come si disegnano oggi le parabole degli under 18. Al bar di prima mattina, poi a scuola se non ci sono scioperi in vista, a casa per pranzo e qualche compito e, nel tardo pomeriggio ancora al bar, col cellulare in eterno movimento per fissare incontri e svelare segreti. Se penso allo studio matto e disperatissimo del mio liceo classico, fondamentale per chiunque volesse minimamente emergere, alla selezione violenta che si registrava sin dai primi anni, mi viene voglia di sorridere. Ma sono i tempi che cambiano, l’ evoluzione di una moderna società. Affermare che sia un autentico passo in avanti resta, però, abbondantemente, materia del contendere.