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Esultano per il “nulla”, mentre il Sud affonda

Opinionista: 

Ciò che non riuscì a Ilona Staller, in arte Cicciolina: fare del teatrino della politica italiana un film hard, vietato ai deboli di cuore, è riuscito a Di Maio e Salvini. Due alleati di governo che a malapena si sopportano, si scambiano quotidianamente accuse ai limiti delle offese personali, esibendosi in sceneggiate mai viste. Neanche in un Paese dove i governi non hanno mai dato dimostrazioni di grande compattezza. Ma loro sono riusciti ad andare oltre. Non sono d'accordo su niente. Sul già fatto (male); sulle riforme in itinere; ma anche su ciò che, avendone il tempo, vorrebbero fare in futuro. Di più, oltre a litigare fra loro, dando connotazioni territoriali a qualsiasi proposta facciano, hanno fatto crescere ulteriormente le criticità di rapporto, fra il Nord e il Sud. Con quest'ultimo che, nonostante il loro, più preteso che presunto, “toccasana” del reddito di cittananza, ha – dopo il triennio 2015-17 - ricominciato ad arretrare. E 2019 e 2020 non dovrebbero – secondo le stime della Svimez - andare meglio. Recessione e spopolamento continueranno. Conte ha promesso un piano di sviluppo e la nascita della Banca meridionale, ma siamo ancora alla chiacchiere. E, queste la banca non le accetta. “Lorsignori”, però, del rapporto Svimez, sembrano non essersene neanche accorti e hanno taciuto. Forse perchè ancora troppo impegnati ad esultare per il “nulla”, annunciato dall'Istat e rilanciato da tg e giornali, il giorno prima, ovvero che in un Paese, come il nostro, ormai in piena stagnazione e a crescita zero, l'occupazione è cresciuta e il tasso relativo ha scalato il 59,2% (+0,1) e la disoccupazione è scesa ai minimi storici (9,7%) dal 2012. Ma come fa l'occupazione a crescere se il Paese è fermo? E' presto detto, il tasso di occupazione è il rapporto fra la popolazione in età da lavoro 15-64 anni e il numero degli occupati. E, poiché per motivi demografici, la prima è crollata, pur essendo leggermente diminuito (- 6.000 unità), il numero assoluto degli occupati, il rapporto segnala una crescita (in realtà, inesistente) dell'occupazione, con conseguente diminuzione (sempre, inesistente) dei senza lavoro. Con gli “inattivi” che non sono neanche presi in considerazione e non si sa quanti siano. Colpa loro, s'impegnano a cercare un lavoro! Ma, nel frattempo, i gialloverde, incuranti di ciò che gli succede attorno, continuano a litigare e ad invitarsi reciprocamente a lasciare l'esecutivo. Sapendo che nessuno dei due lo farà. Come fanno ad andare ancora avanti insieme? Fatto è che, temono che se dovessero “lasciarsi” potrebbero perdere definitivamente la poltrona. Perchè, nessuno dei due sa cosa ha intenzionato a fare il presidente, Mattarella, in caso di crisi. E questo fa si che entrambi si adoperino per scongiurarla. Il M5s – preoccupato che il Capo dello Stato – non troppo convinto che questo Parlamento sia in grado di esprimere una maggioranza alternativa - possa scegliere la strada delle elezioni anticipate – e cosciente – alla luce dei recenti rovesci elettorali subiti – di non aver ancora toccato il fondo, ma di esserci vicinissimo (basta leggere i sondaggi degli ultimi giorni per averne contezza) - preferisce non tirare troppo la corda. Sperando nel frattempo di riuscire a riprendersi. La Lega, teme, invece, che Mattarella possa decidere di provare a mettere in piedi una nuova coalizione e che il Pd - contrariamente a quanto detto finora – possa accettare di trasformare il governo da “gialloverde” in “giallorosso”. Il che significherebbe, veder rallentata la propria crescita. Ecco perchè, Salvini, almeno per ora, continuerà a “fare buon viso a cattivo gioco”, a fingere di non sentire Bonafede che lo accusa di essere come Berlusconi, ricordare a Giggino che si chiama Matteo e non “quello la” e a invitarlo – dal momento che non vuole la Torino-Lione e continua con i “no” a raffica - “a lasciare il governo”. Certo, che non lo farà. Poi a primavera si vedrà.