Fondi Ue, non sprechiamo miliardi pensando al futuro
Parlare del Pnrr, finora, è stato pensare al domani, a risorse ingenti da spendere nel prossimo futuro. Alcune già disponibili, certo, ma il più riservato ai desideri per l’avvenire, ai progetti, alle speranze di riscatto, soprattutto del Mezzogiorno. Nel frattempo, tuttavia, si rischia di perdere di vista il presente. Almeno questo si ricava dalla lettura dei dati della Commissione europea sull’utilizzo dei fondi strutturali per il ciclo 2014-2020. Una gran quantità di denaro ancora sfruttabile dai beneficiari, visto che il termine effettivo per la spesa non è il 2020 bensì il 2023. Ebbene, al 30 ottobre 2021 la spesa certificata da Bruxelles per l’Italia si ferma al 48,2%, contro il 57,6% della media Ue. Ed è un dato desolante, soprattutto se si richiama alla memoria l’esortazione appassionata fatta a Regioni e Ministeri la primavera scorsa dal Ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna. Consapevole dei ritardi evidenti già allora, il Ministro chiedeva alle istituzioni coinvolte nei processi di spesa una svolta, che evidentemente non c’è stata. Spiace dover inoltre constatare che quel risultato nazionale si declina per Regioni in misura molto diversa. Con la Campania che per quanto riguarda il Fesr sta messa peggio di tutte, non supera il 43,4% di spesa certificata. Mentre un’altra Regione meridionale come la Puglia fa registrare, al contrario, un’autentica performance per percentuale di spesa Por, superando l’81%. Sono cifre che vanno approfondite e chiarite dagli esperti e che meritano una valutazione politica da parte dei governatori interessati. Siamo certi in tal senso che il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca sarà il primo a voler rimuovere gli ostacoli che hanno finora impedito di accelerare i tempi di spesa, a maggior ragione avvicinandosi la scadenza oltre la quale quei soldi, miliardi di euro, andranno irrimediabilmente persi. Il 2023 non è poi così lontano. Nel frattempo c’è da interrogarsi sulla capacità effettiva delle Regioni, con gli organici a disposizione, di poter gestire con efficacia impegni plurimi colossali, dal Pnrr stesso al nuovo ciclo di fondi strutturali 2021-2027. Sarebbe auspicabile che la gran parte dei fondi, pur controllata e cogestita dalle Regioni, fosse allocata su grandi interventi infrastrutturali coordinati dal Governo. Opere che, proprio in quanto destinate ad avere effetti strutturali sul recupero del divario Nord-Sud, impattassero sui territori di più regioni e che, anche per questo motivo, richiedessero una cabina di regia nazionale.