Gli ultras, ultimi eroi
Carissimi amici lettori, questa settimana voglio portarvi qui in alto, sulla balaustra dei miei molti anni, per gettare lo sguardo sull’ultima generazione, la terza venuta fuori dopo l’ultima guerra mondiale (la seconda è quella dei bamboccioni, cui appartiene don Matteo Petrusiniéllo de’ Renzi di Toscana). Lo faremo prendendo spunto dalle cronache, che ci mostrano, nel mondo, una generazione variegata non soltanto nell’aspetto fisico, ma, soprattutto, nella formazione culturale e nella sostanza umana. L’aspetto fisico, infatti, pur spaziando dall’adipe malsano del fanciullo statunitense, nutrito (molto e molto male) a merendine industriali, patatine fritte, coca cola e hamburger, allo scheletro dall’addome rigonfio del bambino del quarto mondo, e tutto sommato una differenza marginale. Non di solo pane vive l’uomo, e scritto nel Vangelo di Cristo. Esaminiamo, allora, tre situazioni emblematiche, tutte in qualche modo collegate alla terza guerra islamica. La prima e quella dei bambini e delle bambine (come altrimenti definire degli esseri umani dagli otto ai dieci anni?), educati nelle madrasse, le scuole coraniche annesse alle moschee. Ivi essi vengono addestrati come istishādi, persone cioe votate a diventare eventualmente uno shahīd (parola che significa testimone della fede, malamente tradotta con il termine kamikaze che indicava i piloti militari giapponesi suicidi per superare, con l’aereo carico di bombe, lo sbarramento contraereo delle navi statunitensi). Questi bimbi d’ambo i sessi, una volta promossi, possono indossare le cinture imbottite di esplosivo per farsi saltare in aria in una chiesa, in una moschea o in un mercato, dovunque vi sia folla sufficiente per attuare una strage di tutto rispetto. In alternativa, il bimbo puo svolgere un’attivita piu riposante e per nulla autolesiva, sparando alla testa degli infedeli (cristiani, sciiti o per altra ragione invisi al caporale di giornata) prigionieri del califfo. Questi piccoli istishādi fanno ovviamente una gran pena, sia quando si uccidono per uccidere sia quando uccidono soltanto per essere promossi dai severi maestri. Essi pero destano anche molta preoccupazione, poiche sono migliaia e migliaia di piccoli mostri: una realta che nessun film dell’orrore puo uguagliare con vampiri usciti dalla tomba di famiglia o gruppetti di zombie che si ridestano nei cimiteri. La seconda ci e stata presentata da un servizio delle “Iene” sulle vittime del califfato. Come tutti sanno, i miliziani islamici, allorche invadono un villaggio, uccidono gli uomini e catturano donne e bambini da usare come oggetti sessuali. La loro cultura, invero, non prevede il rispetto dell’infanzia. Non puo non esser lecito imitare l’esempio di Maometto, che, nel maggio del 620, cinquantenne, sposo in terze nozze la sua moglie preferita, ʿĀʾisha bint Abī Bakr, poi detta “la madre dei credenti”, quando ella aveva sei anni, e consumo il matrimonio tre anni piu tardi. Le “Iene”, dunque, hanno intervistato un fanciullo che per molti giorni di seguito era stato sottoposto a svariate violenze sessuali da un ufficiale del califfo e gli hanno chiesto cosa volesse fare da grande. Egli ha risposto che per prima cosa voleva ritrovare e uccidere gli uomini che lo avevano preso e, solo dopo, fare l’ingegnere. Non credo che occorrano commenti. Terzo e ultimo fatto da esaminare. Un sondaggio, svolto nella terza media di una scuola italiana, sul comportamento da tenere in caso d’invasione dell’Isis, ha dato il seguente risultato: ventitre ragazzi su venticinque hanno risposto che si sarebbero convertiti all’Islam. I due “anomali” dissidenti appartenevano a famiglie cristiane impegnate. C'e poco da restare sconvolti: la nostra scuola non e come la madrassa, non vuole crocefissi ne presepi, non ammette la benedizione delle aule e propugna una cultura di tipo “gender”. E del tutto ovvio, quindi, che i “normali”, ormai sprovvisti di fede e d’ideali, di radici e d’interessi diversi dal consumo, di virilita e femminilita, si preoccupino soltanto di evitare fastidi. Io, tuttavia, non riesco a trattenere la nausea. Sia ben chiaro: non sono i ventitre ragazzi che mi fanno schifo (per loro provo, piuttosto, pena), ma la cultura che li ha generati. Diciamoci la verita: si puo mai combattere e morire per l’ultimo modello di tablet o per la liberta di praticare il piercing? Si puo combattere e morire per la democrazia, per questa democrazia che produce i Renzi e i de Magistris, le primarie con il trucco e i candidati cui la legge non permettera, in caso di vittoria, di esercitare il mandato? Certamente no. Chi ci difendera, allora, dall’invasione delle belve islamiche? C’e chi spera nella mafia, nella ndrangheta e nella camorra. Io no. Il sondaggio scolastico, che rivelo l’aspirazione degli studenti, in grande maggioranza, a far carriera nella criminalita organizzata, e perfettamente simmetrico a quello che ha rivelato la disponibilita a convertirsi all’Islam. La camorra e vista come un impiego; neanche fra i criminali ci sono piu eroi. Gli eroi, del resto, sono corpi estranei nell’Italia di Monti, di Letta e di Renzi: lo dimostra la vicenda dei due militari abbandonati alla (in)giustizia indiana. Sono troppo pessimista? Eccovi, allora, un raggio di speranza. Voi sapete che, il dodici gennaio u.s., a Mosul, tredici ragazzini sono stati uccisi pubblicamente a fucilate dall’Isis perche avevano guardato la partita di calcio fra la nazionale irachena e quella giordana. Ecco, allora, trovati i nuovi crociati: gli ultras di tutte le squadre italiane, con i facinorosi giallorossi all’avanguardia, marceranno contro i miliziani. All’armi! Azzurri e rossoneri, bianconeri e nerazzurri, non piu avversari fra loro, verseranno il loro sangue per difendere stadi e televisori e, con essi, il proprio passatempo domenicale. In tal modo, la nostra civilta sara salva.