Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

I bandi del Pnrr sono come il cane che si morde la coda

Opinionista: 

Entro il 18 febbraio province, città metropolitane e comuni possono partecipare a un bando del Pnrr finalizzato a sostenerne la capacità ideativa e progettuale. Si chiama infatti “Fondo concorsi progettazione e idee per la coesione territoriale”. La dotazione finanziaria è di 160 milioni. Possono accedere al bando solo province e città metropolitane meridionali, nonché comuni del Sud ma anche di aree interne del Centro-Nord con popolazione inferiore a trentamila abitanti. La scadenza originaria era stata fissata al 18 agosto 2022, ma è stata prorogata al 18 febbraio 2023, perché non c’era un numero sufficiente di richieste. A latitare erano le amministrazioni meridionali. Sarà interessante, naturalmente, capire quale sarà l’esito della nuova ‘chiamata alle armi’. Il vicepresidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, è il biellese Roberto Pella. Qualche giorno fa ha auspicato che il Sud si dia una mossa, visto che per molti comuni è “l’unica strada” “per dotarsi delle risorse di personale e delle strutture necessarie sia per partecipare ai bandi del Pnrr sia per creare un parco progetti consistente, diversificato e innovativo”. Resta un dubbio di fondo. Se le amministrazioni meridionali sono sottodimensionate, per qualità e per quantità degli organici, perché non dovrebbero evidenziare queste gravi lacune anche in occasione di un bando destinato a superarle? Non siamo, in tal modo, al classico caso del cane che si morde la coda? Io ti finanzio per metterti in condizione di fare dei bandi degni di questo nome, ma ti supporto solo se riesci a farne uno in grado di accedere alle mie disponibilità. Potremmo soffermarci sulle cause dell’arretratezza del Sud, tra cui è indubbia anche la iniqua ripartizione delle risorse territoriali. Ma non è questa la sede. Qui si intende se mai porre in luce un nodo critico del Pnrr, che essenzialmente è individuabile nella mancanza di un rigoroso accentramento, oltre che nella pianificazione, nella realizzazione delle sue finalità. Se non si parte dal principio della sussidiarietà verticale, per cui al deficit di capacità del livello locale si provvede con un intervento centrale, non si arriva da nessuna parte. Basta avere una pur sommaria conoscenza dello stato in cui operano, o meglio dovrebbe operare, certi enti locali, per comprendere come l’affidargli obiettivi di una certa complessità equivale al fallire fin dalle premesse. I piccoli comuni del Sud, purtroppo, spesso rientrano in questa sventurata categoria.