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I giovani sono una risorsa per metropoli più vivibili

Opinionista: 

Entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale dovrebbe risiedere nelle aree urbane. Le stime più accreditate smentiscono le previsioni di inizio millennio, quando si ipotizzava un trend demografico diverso, grazie al superamento delle difficoltà originate dalle barriere fisiche, per effetto dell’abbattimento virtuale delle distanze garantito dalle nuove tecnologie. L’informatica, la possibilità di comunicare in tempo reale anche da aree interne, non ha reso meno attrattive le metropoli. Ma è possibile che, in un prossimo futuro, il potenziamento della rete dei trasporti renda più articolato e fluido il processo di aggregazione nelle città, creando dei sistemi urbani intercomunicanti e capaci di esprimere potenzialità di sviluppo sinergiche. In tal modo, ad esempio, l’estensione dell’alta velocità e il potenziamento complessivo della rete dei trasporti su ferro potrà far sì che ‘città lineari’, come quella formata dal sistema territoriale ed economico sulla direttrice Napoli, Bari, Brindisi e Lecce, passi dagli attuali 2,8 milioni di abitanti a circa 3,5 milioni. Naturalmente, questa evoluzione implica dinamiche di sviluppo portatrici di benessere e posti di lavoro. Una prospettiva che, in ogni caso, non deve essere ritenuta affatto scontata, ma che potrà essere perseguita con una attenzione meticolosa e costante se si attueranno con scrupolo e rigore i piani definiti, a cominciare dal Pnrr. D’altra parte, è l’unica strada per arrestare un declino della popolazione giovanile che, altrimenti, potrebbe essere inarrestabile. Basti pensare alle ultime elaborazioni Istat sui residenti divisi per età. I dati di una città come Napoli, pur al centro di tante speranze di riscatto, sono a dir poco preoccupanti. Tra il 2022 e il 2021 il capoluogo campano ha perso 3.251 unità nella fascia d’età che non supera i 14 anni. Si tratta non di un episodio, ma di una progressione clamorosa: dal 2002 si è passati da oltre 170 mila giovanissimi ai 128.467 di fine anno scorso. Non è un fenomeno generale, legato all’invecchiamento complessivo della popolazione. In quella fascia d’età Milano ora conta più abitanti di Napoli, mentre Roma ancora supera le 170 mila unità. Napoli è invecchiata: i residenti con più di 65 anni superano quota 196 mila, con un incremento di 40 mila unità rispetto al 2002.
Prendiamone atto, aumentando corrispondentemente i servizi per la terza età. Ma, per cortesia, facciamo di tutto perché giovani e giovanissimi tornino a tracciare il futuro di Partenope.