Il “Giorno della Memoria” e le lettere da Auschwitz
L’inserto della cultura del Il Sole 24 Ore ha pubblicato nel numero domenicale due pagine per ricordare il “Giorno della Memoria”, a partire dall’articolo di Paolo Colombo – professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche presso l’Università Cattolica di Milano - che rievoca la sistematica distruzione della capitale polacca a partire dal ghetto ebraico. Qui si consumò drammaticamente la distruzione di Varsavia e del suo ghetto ebraico. La storia di questo brutale evento si presenta come il sistematico martirio di una città che non si arrende alla “ineluttabilità di un destino scritto da altri e lotta con tutte le forze per non soccombere”. Alla fine del conflitto e della liberazione di Varsavia – grazie soprattutto alla guerra clandestina di gruppi combattenti nascosti per lo più nel sottosuolo di una grande capitale che prima dell’occupazione nazista contava un milione e duecentomila abitanti (dei quali ben 380.000 di origine ebraica) – la capitale si ritrova con il 60% della popolazione in meno e l’87% degli edifici in rovina. Così scrive Colombo: “L’intera città è metodicamente rasa al suolo sulla base dell’esperienza fatta con la distruzione del ghetto ebraico del ’43 e di un piano tecnico mirato alla cancellazione di ogni traccia della vita e della cultura varsaviane”. Gli abitanti che riescono a sopravvivere a questo scempio vengono deportati nei campi di concentramento a Treblinka e Auschwitz che diventano simboli per antonomasia del delirio razzista del Reich e dei suoi governanti a partire da Hitler e dai suoi accoliti. Sempre nell’inserto del Sole 24 Ore vi sono altre recensioni di volumi sul “Giorno della Memoria”: a partire dal libro della ben nota giornalista napoletana Titti Marrone che ha pubblicato un volume dal significativo titolo “Se solo il mio cuore fosse pietra”, edito da Feltrinelli che racconta il ritorno alla vita dei piccoli scampati alla Shoah. Anch’esso è stato recensito nell’inserto del Sole 24 Ore. “Non si sa quasi nulla di loro. Da dove vengano, chi siano i genitori, quanti anni abbiano. Denutriti, impauriti, diffidenti (…) Temono quel che accadrà nella grande casa con il giardino”. Ha inizio così una sorta di registrazione di biografie e di esperienze drammatiche dei bambini scampati alla Shoah. “Il dolore, la fame, la paura, il senso di abbandono, le malattie accomunano le vicende dei bambini, ma ognuno ha una storia a sé e richiede una specifica attenzione”. Infine riassumo un’altra recensione del volume che raccoglie le “Lettere da Auschwitz. Storie ritrovate nella corrispondenza inedita dal Lager”, che è il sommo vertice della brutalità dei nazisti e dei loro comandanti: i detenuti erano costretti a scrivere ai loro cari in tedesco, narrando solo fatti positivi dal momento che le lettere servivano agli aguzzini per scovare tra i destinatari altri ebrei. Sempre nel Sole 24 ore vi è una colonna dedicata ai piccoli, dove si racconta di una bambina che trova in soffitta una scatola di latta contenente una stella di stoffa e ricorre al nonno per ottenere spiegazioni. Ecco l’incipit: “Hai sentito parlare della guerra?” E così inizia il racconto delle persecuzioni degli ebrei.