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Il ballo del bla bla e le false illusioni

Opinionista: 

Questo è il ballo del bla bla. Ogni politico lo sa. Ed è un ballo tossico. Pericolosissimo perché alimenta false illusioni e speranze infondate che rischiano d’innescare la rabbia sociale. Ad alimentarle ci si stanno mettendo d’impegno un po’ tutti: dal sistema mediatico fino al presidente del Consiglio in persona. Il principale e più rischioso di questi messaggi che si stanno veicolando riguarda una questione che è ormai considerata un dato pressoché acquisito: a breve il governo Conte disporrà «della più grande massa di risorse che un Esecutivo abbia mai avuto negli ultimi 30 anni». È stato detto e scritto esattamente così. Si tratta dei denari europei, ovviamente. Tutti danno per scontato che quei soldi arriveranno presto e nella misura che si racconta (81 miliardi a fondo perduto e 91 di prestiti agevolati). Ma non è affatto detto che sarà così. Senza dimenticare tutte le difficoltà connesse al quando, visto che finanche il premier ha dovuto ammettere che si tratta di quattrini che potrebbero giungere solo all’inizio del 2021. Innanzitutto, va detto che proprio mentre sono in corso gli Stati generali, le risorse europee destinate all’Italia si stanno già riducendo. Tra le opposizioni delle Nazioni del Nord Europa, l’offensiva del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria), le crescenti perplessità in Germania e le ripetute richieste di una «condizionalità rigorosa» in cambio dell’accesso ai fondi, è evidente che il rischio che i soldi a nostra disposizione alla fine si assottiglino è concreta. Tuttavia, in realtà il problema è ancora più serio. Senza tediare i lettori con calcoli complicati, si può dire fin d’ora che gli 81 miliardi a fondo perduto saranno al netto in realtà circa 20. Se infatti decurtiamo i maggiori soldi che l’Italia dovrà tirare fuori per il previsto aumento del Bilancio europeo e le nuove tasse che in parte finanzieranno il piano, i conti si riducono e di parecchio. Poi ci saranno i prestiti, che saranno ad un tasso d’interesse inferiore a quello che paghiamo noi quando ci finanziamo sui mercati. Sarà lì il vero risparmio. Ma quelli saranno prestiti. Esattamente come il Mes (che M5S dovrà trangugiare). Dunque non cambierà nulla? Affatto, l’operazione messa in piedi dall’Europa è un segnale politico fondamentale, perché segna un cambio di passo importantissimo a Bruxelles; ma non sarà «la più grande massa di risorse» mai vista negli ultimi 30 anni. Il governatore di Bankitalia ha cercato di sottolineare questo punto in maniera chiara. Tuttavia la politica ha fatto finta di non sentire. D’altra parte il Governo lo sa benissimo. Volete la prova? Tra poco palazzo Chigi dovrà varare un nuovo scostamento del deficit. Cioè altro debito. E allora sarà chiaro a tutti che le chiacchiere che si stanno facendo a Villa Pamphili sono aria fritta. I Comuni sono senza soldi, oltre 350mila persone hanno già perso il lavoro nei primi 4 mesi dell’anno, produzione e fatturato industriale crollano, le previsioni su Pil, investimenti e disoccupazione fanno tremare i polsi mentre il Sud, risparmiato dagli effetti peggiori dell’emergenza sanitaria, rischia ora di subire il danno maggiore: la lacerazione di un tessuto economico e sociale già debilitato. L’Italia ha bisogno di 80-100 miliardi prima dell’autunno. Politicamente il progetto europeo vale molto, ma economicamente è troppo poco e troppo tardi. Che fare il nostro giornale lo ha ripetutamente scritto: ci sono alcune decine di miliardi stanziati da anni che giacciono bloccati nei ministeri. Si cominci da lì. Si riprogrammino e si usino subito per spingere domanda e investimenti interni. Altro che aspettare l’ennesimo piano del Governo a settembre. Il rischio è che in autunno si balli. Solo che il ballo del bla bla non fa ridere più nessuno.